Sono un po' giù


Sono un po' giù. Sulla U di giù ci va l'accento, inutile far finta di niente.
Dicevo, prima che la questione dell'accento grave (che di per sé aggrava l'errore) creasse un piacevole diversivo, che ho l'umore un po' basso; se ci guardo dentro vedo Kyoto: un bello spettacolo, per carità, ma al momento avrei bisogno di sentirmi sull'Himalaya (controllato su Google perché ho un problema anche con le ipsilon).



In casa ho 14 gradi: un bel numero, tiene compagnia ma non riscalda il cuore e nemmeno le ossa.
La cervicale fa un po' male, fortunatamente solo se muovo il collo (poi non ditemi che vedo sempre il bicchiere mezzo vuoto), non riesco a scongelare il merluzzo per cena che, vista la temperatura esterna, brama di tornare nel freezer.



Ho anche finito le olive nere, che con il merluzzo ci sguazzano a meraviglia. Le olive mi piacciono tanto, le fagocito senza pensare di averle acquistate per accompagnare la pasta o, appunto, il merluzzo.



Però mi è tornata l'acqua calda, grazie a un tutorial nel web che insegna come trafficare con una caldaia in blocco (premette che non si assume la responsabilità di eventuali guai aggiuntivi, suggerisce di chiamare un tecnico - casomai - ma spiega tutto per benino... in inglese).



Fuori vedo nulla perché c'è il ponteggio a fare da panorama, dentro si vede poco perché ho sbagliato a comprare le lampadine che, sì costavano poco, ma creano un ambiente intimo e solitario un po' cimiteriale, diciamo.



I miei due vecchi, dai quali sono tornata or ora, discutono su questioni di polenta e diabete (la prima non entra tutta nella teglia, il secondo entra a iosa nel sangue)... si lamentano iniziando ogni frase con "non per lamentarmi".



Io mi lamenterei volentieri, ma quando sono giù divento ancora più pigra; non ho nemmeno voglia di perdere tempo con i giochini del computer, tanto per rendere l'idea della gravità della situazione del giùame (questa parola non esiste, l'ho inventata per l'occasione).
Insomma, sono un po' giù. 

E l'accento ci sta tutto.

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