Momenti di non trascurabile serenità (rovinati).

Sono comodamente stravaccata sul divano, sto lavorando all'uncinetto, una gatta dorme coperta dal bordo del mio maglione, l'altra è sotto plaid qui accanto, dal tavolino giunge il profumo del tè che attende di arrivare al giusto punto d'infusione, ci sono anche la mia tazza preferita e un film molto rilassante. 
Questa sarebbe la mia idea di paradiso (se me l'avessero detto a vent'anni, non ci avrei creduto; fortuna che s'invecchia, a un certo punto).


Se non fosse che... la mente prende a girovagare per i fatti suoi, fino ad entrare nello sgabuzzino che quando lo apri ti cade tutto addosso; e infatti amerei tenerlo sempre chiuso o, in alternativa, appiccargli un incendio molto doloso (ho scritto dolore, vedete che diavoleria sono i lapsus?).

Da uno stato di serenità che rasenta il Nirvana, passo in un amen all'ansia di tipo depressivo (non che le altre ansie siano allegre, comunque).
Le gatte sono giovani, sane e dormono beate, ma un giorno invecchieranno, soffriranno e moriranno e io ne sarò straziata. Oppure, peggio ancora, morirò prima io e finiranno sole, abbandonate, in mezzo una strada. E la gatta nera potrebbe finire squartata durante un rito satanico (o satanista? Poi andrò a controllare). 

Ovviamente, essendo bravissima a visualizzare, quelle immagini sfilano nitide davanti ai miei occhi... e mi perdo un passaggio fondamentale del film, che comunque prevedo finirà malissimo e mi tormenterà per tutta la notte.

Cerco di concentrarmi sul tè, la teiera e le tazzina con le rose. Penso che mi farà venire la tachicardia e mi chiedo il dosaggio di alterazioni del battito che un cuore può sopportare prima di alzare le braccia (nello specifico, le coronarie) e arrendersi. Perciò bevo, ma lo faccio con apprensione; insomma, non mi godo l'earl gray e la cosa mi fa un po' incazzare.

Così, anche l'uncinetto non mi diverte più; salto dei punti e devo smontare un bel po' di giri dello scialle che a questo punto mi pare del tutto inutile continuare, visto che moriremo tutti, gatti compresi, e non è tenendo al caldo le spalle che diventeremo immortali.
Il pensiero va alle persone a cui voglio bene... un bagno di sangue; forse sono già malate e non lo sanno, forse stanotte ci sarà un terremoto, una fuga di gas cosmico, uno tsunami proveniente dal Po.

Allora, sia chiaro, non è questa catena di idee terrificanti affiori continuamente nella mia mente. Se così fosse non sarei qui, o ci sarei ma con un trapano avvitatore con doppia batteria al litio a tentare di piantarmi un tassello nella tempia. Tuttavia, ho notato che se non uccido questi pensieri sul nascere, se li lascio schizzare fuori (sono rapidissimi, i bastardi), mi si concatenano eventi che nemmeno un film catastrofico americano può rendere l'idea.

E allora che si fa? A parte prendere uno Xanax, ovvio.
Non si prende lo Xanax e ci si concentra sul momento di non trascurabile serenità, che già è di per sé una grazia, che si è avvertito in partenza.
Il "qui e ora" dei buddhisti, il "carpe diem" dei latini, il "chi se ne frega" mio. 
Serve impegno, una buona concentrazione... si annusa il profumo del te, si accarezza il gatto, si guarda un oggetto che piace, si gusta un sorso del solito te, si ascoltano i dialoghi del film e le fusa del felino.
E' una questione sensoriale, tutto lì.




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