Giorno 19. Meditando la fuga.


     Non ditemi nulla in merito a formattazione e refusi sparsi come letame in primavera perché scrivo da un minuscolo Smartphone (si è messo la S maiuscola da solo, il millantatore) che ha nulla di smart e persino poco del phone.

Sono al giorno 19 di ospedale e la mia serenità ispirata agli insegnamenti del Buddha ha lentamente, ma con progressione costante e irreversibile, ceduto alle lusinghe del Marte, dio delle risposte emotive bellicose.

L'ansia si alterna a una punta di depressione che, fortunatamente, concede tregua grazie a una incazzatura che, a lungo andare, farà anche salire la pressione arteriosa ma aiuta parecchio la mente a non mollare.


C'è di buono...
Mi hanno insegnato a scovare sempre qualcosa di buono anche nelle situazioni più orripilanti...
Dicevo, c'è di buono che mi capita spesso di vedere alba e tramonto nella stessa giornata; cosa che non accadeva da almeno un eone perché in uno dei due momenti mi trovavo sempre in stato comatoso nel letto, sul divano o sul tappetino da yoga (la realizzazione e la salvezza spirituale richiedono sforzo e ormai pratico dormendo... ma sul tappetino raffigurante tutti i chakra posizionati nel giusto ordine; meglio di niente, suppongo).
Ah, se ci fossero ancora dei dubbi circa le mie capacità cognitive, sappiate che, per un attimo o qualcosina di più, capita che mi stupisca di trovare il tramonto nel lato opposto rispetto l'alba...
Comunque sono spettacoli belli, ecco.

Nelle ore che trascorro qui tra malati, relative malattie, lamentazioni di vario genere, effluvi di ogni tipo e vecchiette che implorano di avere uno xanax (oh, se mi ci vedo; empatia totale... se non me lo avessero espressamente proibito, spargerei pilloline come caramelle il giorno della Befana. Non si può, è roba da codice penale, ho fatto delle ricerche)...
Ovviamente ora non ricordo dove ero rimasta e il micro schermo di questo aggeggio smart come me non aiuta.

Facciamo finta di niente e continuiamo come se niente fosse.
Non dite nulla, ma una paziente mi sta fissando con lo sguardo di Fox e Dana al primo contatto ravvicinato con un alieno in carne ed ossa (o qualsiasi cosa costituisca la morfologia degli ET).

Qui c'è un mondo: un corridoio lungo 78 passi (o 108, di preciso non ricordo ma sull'8 posso scommetterci) con vita, morte, dolori e momenti di surreale affetto (tra noi famigliari ci si abbraccia spesso, si va a fumare in gruppo e ci si porta la colazione a vicenda; roba che fuori te la sogni).

Tuttavia, io mi ritrovo, a volte, a fissare il cartello con le vie di fuga e immagino di prendere il primo volo per Edimburgo, Cork (sempre desiderato visitarla), Juneau che farà anche un freddo alcesco (da alce), ma qui pare di stare in una serra adibita alla coltivazione della rosa di Gerico.
Capiamoci, per quanto sia legata alla mia degente, scapperei volentieri e molto lontano; con gatte e Xanax, perdendo il telefonino giusto sopra la Manica o un qualsiasi oceano.
Ma si resta e si contano i giorni. E a volte penso che al vertice della classifica dei buoni propositi per il nuovo anno c'era "stare più fuori casa e incontrare gente nuova".

Volevo solo tentare di combattere l'agorafobia e la fobia sociale, e che cazzo!
Mi sa che aveva ragione il mio amato Oscar Wilde: "Attento a ciò che desideri, perché potresti ottenerlo". 

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