sigarette, antidepressivi, pet therapy e gatti sul tetto

Sparisco che è un piacere. In confronto, il mago Copperfield non vale una cicca.
A proposito di cicche, qualcuno di voi ha smesso di fumare mentre io latitavo?
Ci sto pensando seriamente a smettere, e dal momento che la concentrazione richiede nicotina, sto fumando come un manovale ceceno.
Dunque, cosa dirvi? Il panico è tornato, ma per lo più lo ignoro limitandomi a pensare di avere un infarto in corso.
Di negativo c'è che con la depressione la sofferenza miocardica funziona per niente, anzi se la gode parecchio per via di quella sua vaga propensione ad abbreviare i tempi di permanenza in questa valle di lacrime (che non ci sono nemmeno quelle perché qui scarseggia tutto).

So, perché me l'ha detto la psicoterapeuta, il medico di base, un monaco buddhista e la cassiera del supermercato, che dovrei consegnarmi volontariamente, e senza opporre resistenza, agli antidepressivi; non mi va, m'intristiscono, non hanno nomi palindromi, li odio parecchio, non ho fede in loro, abbiamo avuto una relazione burrascosa interrotta da un divorzio per nulla consensuale.

Preferisco affidarmi a terapie alternative.
Ed eccomi, quindi, alla pet therapy.
Per chi pensa che qui si vada sul sicuro, senza effetti indesiderati né controindicazioni, ho due cosucce da dire.

Iniziamo con l'insonnia. Pare che avere gatti che dormono con te funzioni meglio dei barbiturici. Il problema è che i gatti non dormono con te ma dormono al posto tuo, letteralmente. 
É infatti peculiarità dei piccoli felini riuscire a raggiungere dimensione e peso inspiegabili se non entrando nel campo del paranormale: non mi è dato sapere se anche loro siano stati esposti a raggi cosmici, ma di certo, una volta arrivati sul letto, si allungano come Mr. Fantastic e manifestano una forza e resistenza degna di Cosa (che poi sarebbero l'uomo di gomma e l'uomo roccia dei Fantastici Quattro, di cui ho divorato i fumetti) . Se con il piede sì tenta di farsi strada per assumere una posizione consona al sonno, si sbatte contro una barriera che, talvolta, morde l'alluce.
Si finisce per sdraiarsi sui cuscini. Se non mi credete, ho le prove: nella foto vedete le mie ginocchia comparire nell'angolo di letto a me destinato (letto matrimoniale, ci tengo a ricordare).

Tuttavia, gli animali ti movimentato le giornate, concedendo poco tempo per pensare ai propri guai o comunque producendone altri.
Venerdì, ma anche ieri, una delle mie gatte (Lisbeth, quella muta che sopperisce alla mancanza di favella con azioni assai eloquenti; di lei vi ho già parlato, dà brio anche alle giornate più smorte che, peraltro, a me non dispiacerebbero) è salita sul tetto.
E qui mi scappa di darvi un consiglio.


Quando il gatto sale sul tetto, intanto è inutile capire come ci è riuscito (anche qui si entra nelle scienze occulte in un amen), e diventa assai pericoloso provarci anche voi nell'intento di aiutarlo a scendere. Nessuna scala domestica ci arriva e per un tempo breve, che però vi pare eterno, restate attaccati alla grondaia mentre il felino vi guarda con disappunto e il vicinato urla ovvietà del tipo "ma è impazzita!".

Ripetere "come sei salito, scendi" non solo è inefficace, ma pare fare incazzare la bestiola, come me quando durante un attacco di panico mi dicono "stai tranquilla".

Tuttavia, il consiglio è di non pensare nemmeno di striscio a entrare in una soffitta diventata territorio di piccioni, e togliere una tegola di un tetto che è lì, mai sfiorato da mano umana, dagli anni '50.
Si sbriciola! Voi siete sotto a un go down gigante, tolta una tegola vi prendete una tempesta di laterizio sulla testa, insieme a un gatto, un piccione in stato confusionale e chili di guano. 

La depressione resta, ma poi ci si fa una doccia; e questo è sempre un buon segno.

PS Ieri sera l'ho tirata giù maneggiando due lunghi bastoni di bambù con la destrezza di un monaco shaolin, ma per questo ci vuole pratica, sangue freddo e una dose massiccia di esasperazione.

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