Vita e opere dell'insonnia


Di notte dormo un... niente (mi sto autotassando per ogni parola scurrile che dico o scrivo: spezzo una sigaretta a metà. Poi finisco per fumarmi due mozziconi, uno con filtro e l'altro senza).

Mi hanno detto che sono affetta dalla sindrome del panettiere, e in effetti sotto casa ho un forno e mi piace sentire il rumore dell'impastatrice, che crea cali di tensione elettrica e mi si ammoscia la lampadina... e il profumo della pizza tra le 3 e le 4.30 AM.

L'insonnia non sarebbe un problema. Anzi. 
Di notte ci sono un sacco di cose da fare: il minestrone, iniziare e finire un romanzo giallo in un'unica soluzione (con lampadina incerta), annotare pensieri, abbozzare romanzi, scrivere sui muri di casa, colorare il soffitto (vedi foto), guardare un film in bianco e nero, ascoltare musica con le cuffie, uscire per una passeggiata e fissare inebetita i semafori giallo lampeggiante, farsi la ceretta ai baffetti... insomma, non ci si annoia, anche perché la natura mi ha dotata di baffi alla Hemingway (se lavoro sul karma, nella prossima vita mi arriverà pure il suo talento). 

Il problema è che ad un certo punto, quando finalmente i miei occhietti si sono chiusi come saracinesche difettose, cioè con fatica, suona la sveglia.
Mi trascino in bagno con le palpebre abbassate, di solito mi disarticolo il mignolino nella gambetta di un antico portacatino di cui, dopo uno sproposito d'anni, continuo a chiedermi quale sia la funzione nell'economia del mio bagno e dei miei gusti estetici.

Dormicchio ancora un po' con lo spazzolino che tenta la fuga da un lato della bocca, mentre dall'altro spurgo dentifricio semidigerito.
Penso di prepararmi una colazione che poi non consumo perché fino alle 11 AM ho la nausea.
Osservo l'angoscia del risveglio che somiglia all'alba su una discarica, ma senza gabbiani; non ce nulla di vivo nell'angoscia, men che meno gabbiani.
Do da mangiare a gatte che devo svegliare io perché qui funziona tutto al contrario.

Accendo un mozzicone di sigaretta che non mi gusto perché dimentico subito di averlo acceso (sì, capita che mi bruci i baffi e anche le labbra, se è per questo). 
Attacco a lavorare e combino guai. 
Spargo refusi come cacca di piccioni (cacca mi costa una sigaretta?).
Telefono a gente di cui sbaglio il nome, il numero... e a volte, quando rispondono, non ricordo per quale motivo ho chiamato... e lo dico... anzi, chiedo "perché ho chiamato?" E la gente mi s'imbarazza; poi m'imbarazzo anche io e si viene a creare quella che non stento a definire una situazione imbarazzante.
Fatico a trovare sinonimi.
Ho sempre le parole sulla punta della lingua e la mia lingua ormai pesa come uno Zingarelli.

Il sonno mi acuisce l'ansia e allora prendo uno Xanax che mi acuisce il sonno.
Alle 4 PM sono uno straccio. Alle 7 PM ricomincio a camminare a occhi chiusi, dolore al mignolino, torna la nausea e fatico a cenare.
Alle 10 PM, però, il cervello ricomincia a lavorare come una vecchia locomotiva satolla di carbone.
E si riparte dall'inizio. 
Se volete potete rileggere questo scritto all'infinito... e ne esce la mia biografia.

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