10 motivi per non vergognarsi del panico e affini
Alzi la mano chi si vergogna di soffrire di attacchi di panico, depressione, fobie varie, ipocondria, periodici sbarellamenti della mente (quest'ultima patologia non la trovate nei manuali di psichiatria né su Wikipedia).
A me è capitato nel periodo d'esordio di tutta quella roba lì; a volte, anche ora tendo a non fare cenno delle storture che mi accompagnano, ma solo in ambito professionale, perché mi rendo conto che molti non capiscono e si fanno l'idea che da un momento all'altro potrei trasformarmi nel Jack Nicholson del film Shining e non è bello dare l'impressione d'inseguire potenziali clienti brandendo un'accetta; è poco "skilled", diciamo.
Penso a quante volte, ad esempio nella sala d'attesa del medico (e non solo, purtroppo), gente mai vista m'intrattiene con dettagliate descrizioni di malattie che partono dall'artrosi per giungere alle emorroidi. Ecco, onestamente proverei più pudore nel lamentarmi su quanto duole il sedere, ma probabilmente si tratta di punti di vista.
Tuttavia, quando si tratta di disturbi della sfera psichica... eh, lì cala la vergogna.
Una donna che conosco da una vita e che sa dei miei problemi, davanti al ricovero del figlio in psichiatria ha optato per divulgare la notizia di una gravissima broncopolmonite. Povero figliolo, ho pensato: più per la madre che per il ricovero (che non è una passeggiata, sia chiaro).
Su un gruppo social dedicato al tema ho letto il post di un tizio che interrogava i "passanti" circa il loro livello di vergogna nel confessare di soffrire di attacchi di panico; poi lamentava una solitudine insostenibile. Mi ha fatto tenerezza, avrei voluto scrivergli che non ha una malattia infettiva letale, ma evidentemente si comporta come un appestato... per paura di cosa? Del giudizio degli altri? Su questo punto ci arriverò dopo, ammesso che me ne ricordi (se lo salto, casomai fatemene memoria).
Allora mi sono persuasa di (a?) buttare giù un decalogo con i motivi per chi non ha alcun senso razionale, logico, irrazionale, umano, vergognarsi delle proprie sofferenze mentali. Attenzione, sarebbero molti di più di dieci, ma bramavo di usare la parola decalogo... che volete farci.
Ora, non dico di organizzare un panico-pride (anche se l'idea non è malaccio), ma nascondere un disturbo solo perché attiene alla sfera psichica è una sciocchezza.
Ok, partiamo. Se trovate lacune, mandatemi suggerimenti in merito; faremo un'integrazione con gli elementi aggiuntivi.
- A mio parere ci si deve vergognare solo quando si fa del male. Senza se e senza ma.
- Attacchi di panico, ansia generalizzata, fobie, depressione: ne soffre talmente tanta gente che l'unica cosa di cui ci si può vergognare è la mancanza di originalità. Facciamo due calcoli, omettendo il sommerso (che, per il principio della vergogna, dev'essere bello grosso): il 30-35% della popolazione ha sporadici attacchi di panico, il 2-3% ne soffre in maniera continuativa e invalidante; la depressione colpisce, solo in Italia, 2,8 milioni di persone. Ci siamo? Vedete anche voi che l'ambiente si fa affollato; e non ho sparato numeri a casaccio, non è nel mio stile.
- Gli ansiosi, i rimuginatori seriali, gli apprensivi senza speranza, sono più intelligenti rispetto alla media (figuriamoci noi impanicati: geni!). Non lo dico io, ci hanno studiato i canadesi e loro non fanno mai le cose tanto per fare. Se continuate ad essere scettici, mi fate dispiacere ma comunque vi rimando a un articolo del Corriere della Sera che illustra modi, tempi e risultati dello studio (cliccate QUI). Nota curiosa: quando ho illustrato nel dettaglio il lavoro dei canadesi a mio padre, lui ha smorzato il mio entusiasmo con "potevano fare a meno di perdere tutto quel tempo: gli imbecilli si preoccupano di niente, sono imbecilli". Ammetto di aver invidiato gli imbecilli, ma giusto un attimo perché mi sono ripresa preoccupandomi per la mia intelligenza evidentemente male organizzata.
- Le malattie (o disturbi, se decidiamo di alleggerirne il peso) psichiatriche devono avere pari dignità di qualsiasi altra patologia. Vi vergognereste del diabete, della bronchite o della gastrite? No. Questo è un punto fondamentale che, purtroppo, in alcuni casi non entra in testa nemmeno ai medici; la cosa crea rogne inimmaginabili nella cura e, in primis, nella terapia del dolore (dolore fisico e mentale devono - non uso l'imperativo così per fare, di norma lo evito come la peste - godere della stessa considerazione; su questo potremmo allestire delle campagne di sensibilizzazione, ci penseremo quando avremo un attimo di tempo).
- I disturbi dello spettro ansioso e depressivo sono comuni a moltissimi talenti creativi: pensate a Woody Allen, padre di una gamma fobica che potrebbe aprire un punto vendita all'ingrosso; e aggiungiamoci Van Gogh, Baudelaire, Michelangelo... la lista è lunghissima. Anche in questo caso, dato che mi sembrate sempre più diffidenti, vi rimando a un interessante articolo intitolato Depressi e geniali de La Repubblica. PS Per darvi l'idea dell'enormità del fenomeno, ci sono artisti che tentano di compensare la loro mediocrità esibendo disturbi mentali inesistenti: quelli sono cretini, non c'è cura.
- Rincaro la dose del punto 5 aggiungendo gli scienziati ai creativi. Credo non ci serva altro per vivere di presunzione almeno fino al prossimo accesso di depressione.
- Vergogna è nascondere il disagio di un figlio, di un parente o evitare un amico perché ha problemi psichici più o meno gravi. Vergogna, vergogna, vergogna! (Sto puntando l'indice, e lo faccio solo quando l'indignazione raggiunge il culmine).
- Paralizzati dalla paura d'essere giudicati dagli altri? Vi do una notizia: la gente, perlopiù, tende a giudicare comunque; e solo la mente di un imbecille può sminuire la personalità di qualcuno che sta male. Tuttavia, fidatevi, sono tutti troppo concentrati su se stessi per perdere tempo con altri, gli passa in un amen. Paura di fare brutta figura? Altra notizia: c'è gente che scoreggia in ascensori gremiti e poi ti guarda con l'orgoglio di chi ha appena partorito una sinfonia da far invidia a Mozart; prendiamo esempio, se possibile evitando le flatulenze.
- La vergogna alimenta il panico, il senso d'inadeguatezza, la fobia sociale, la frustrazione... tutta roba che è già obesa per quanto cibo gli diamo noi.
- E' necessario giungere ad amare se stessi, con pregi e difetti. Non è facile quando ci si sente un po' "guasti", lo so, ma come mi disse una brava psichiatra "ci si innamora delle imperfezioni". Giunti a questo traguardo, la vergogna sparisce.
Buona domenica e che il panico non sia con voi.
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