La storia di Ombretta: ansia, panico e poi una malattia che cambia le carte in tavola

"Chi soffre di ansia e attacchi di panico sa che uno dei nostri peggior difetti è quello di essere esageratamente disponibili con chiunque, incluso chi non lo merita".
Nel mondo virtuale, come in quello reale, capita d'incrociare un volto, poche parole, un pensiero, che accendono un interruttore nella mente e spingono a volerne sapere di più della persona a cui appartengono quegli occhi e quelle riflessioni. Non accade spesso, anzi. Ma quando succede scatta una sorta di colpo fulmine. E' stato così nei confronti di Ombretta: letto un suo commento su una pagina fb e sono corsa all'inseguimento della versione il più possibile analogica del relativo digitale. La sua foto di profilo mi ha ricordato un mix tra Lisbeth Salander e Peter Pan: è molto bella, sguardo determinato e sognante in una botta sola... racconta di una donna che davanti alla vita non cincischia. Tuttavia, essendole passata accanto nel gruppo che amministra, Attacchi di panico, ho iniziato a leggere nel suo sguardo anche una sensibilità non comune e qualcosa che riconduce al suo nome... una piccola ombra. E avevo ragione, confermata dal suo post, apparso qualche giorno dopo il nostro primo "incontro", che potete leggere poche righe sotto. Avendo trovato gli indizi di una storia di rara intensità, le ho chiesto se potevo intervistarla, perché credo che leggerla possa farci riflettere e forse riportare nella giusta prospettiva le nostre rogne quotidiane.

Ecco il posto che ha attirato la mia attenzione: "Questa è stata la mia risposta allo sconforto di stamattina. Vi pubblico queste foto non perché siano qualcosa di eccezionale, ma vedete quella scalinata? Non era l'unica, ce n'erano tante altre ma questa era la più lunga. Da gennaio, tra chemio e radio, non ho più fatto movimento e la mia resistenza fisica è calata drasticamente...nel contempo è aumentata in maniera esponenziale la paura che cuore e polmoni non reggessero più agli sforzi fisici. Ebbene, oggi sono riuscita e ho potuto godere di un panorama fantastico, certo il fiato non c'è...purtroppo la strada verso la piena ripresa fisica è ancora lunga; ho fatto fatica a salire tutti quei gradini e ora le mie gambe sono gelatina, ma ce l'ho fatta e ho superato la mia paura. Tutto questo per dirvi di non bloccarvi davanti a ciò che vi spaventa, perché più vi bloccate più non riuscirete a fare dei passi avanti verso la vostra personale lotta al panico e all'ansia. E nulla è più brutto che rimanere fermi ad aspettare mentre il tempo vi scorre davanti. Niente vi viene regalato, non date retta a chi vi suggerisce metodi miracolosi; tutto costa sacrificio, ma la soddisfazione di arrivare in cima alla salita ne fa valere la pena.
P.s. per chi se lo chiedesse, questa è l'isola Comacina...se siete della Lombardia e volete fare una mini gita fuori porta, è molto carina da vedere...sappiate però che ci sono un po' di scale ". 
Qua e là nel pezzo, trovate alcune delle foto di cui parla.

Ed ora andiamo a conoscere la nostra Ombretta, che ringrazio per la disponibilità.

Quanti anni hai e dove vivi?
Ho compiuto da poco 36 anni e attualmente vivo in Italia a casa dei miei genitori; abitavo all’estero da quasi 6 anni con il mio compagno, ma sono dovuta rientrare per curarmi dal linfoma di Hodgkin.

Quando hai scoperto di essere malata?
Il primo (e unico) segnale della malattia arrivò a novembre del 2018, e dopo una lunga lista di esami, tra cui una biopsia in anestesia generale che ora ricordo come una delle più belle dormite mai fatte in vita mia, ebbi la diagnosi al 19 dicembre.

Come hai affrontato all'inizio la malattia e come la stai affrontando ora?
Fino all'ultimo sperai ingenuamente fosse una banale infezione, e anche dopo che mi fu data la notizia niente mi sembrò reale. Non volevo crederci, non era possibile stesse succedendo a me, io avevo sempre avuto una salute di ferro quindi doveva esserci un errore, per forza.
Invece no, nessun errore, mi trovai catapultata di punto in bianco in un mondo a me totalmente sconosciuto, la mia paura più grande era lì davanti ai miei occhi scritta a chiare lettere su un foglio di carta intestata, e soprattutto, dentro il mio corpo.
Piansi tanto…davvero tanto! Ogni giorno nella mia testa girava come un disco rotto una sola domanda, perché a me? Al contempo, tutto ai miei occhi perse di importanza. Vissi come in una bolla fino al primo giorno di chemioterapia, dopodiché solo una cosa diventò fondamentale, l’unico e solo motore che mi spinse ad alzarmi la mattina: sopravvivere, superando un giorno alla volta, per potermi riprendere la vita. 

Oggi le cose sono un po’ cambiate; mi sono ripresa fisicamente, anche se non ancora al 100%, mi sento più tranquilla perché ho fatto tutto quello che dovevo, e di nuovo padrona del mio corpo. Cerco di affrontare le giornate pensando il meno possibile alla malattia e non facendomi condizionare dalla paura che ci sia ancora (ho iniziato da poco gli esami di controllo post chemio/radio e non so ancora nulla di specifico). Non è sempre facile, ma la creatività mi aiuta, ed inoltre mi focalizzo sul fatto che ho superato giornate ben peggiori! Il mio obiettivo è rimasto tale e quale, riprendere la vita di prima, meglio di prima, quindi tornare all’estero dal mio compagno e proseguire il nostro percorso insieme. Se tutto andrà come deve, non mancherà molto, ed io non vedo l’ora.

Attacchi di panico, ansia sono comparsi con la malattia o ne soffrivi già prima? Eri ipocondriaca?
Di ansia e attacchi di panico ne soffro dall’adolescenza e non mi considero ipocondriaca; ho sempre avuto paura delle malattie, ma non è mai sfociata in ossessione.

Come una grave malattia ha modificato questo disturbo?
Quando ti viene detto che hai un tumore, ansia e attacchi di panico smettono di esistere, un po’ come tutto il resto. Sembrerà assurdo, un controsenso, ma è così. Per tutta la durata della chemioterapia questi disturbi si annullarono quasi del tutto, soppiantati da un malessere ben più forte e fin troppo reale. Non avevo tempo di pensare alle mie ansie, niente le poteva alimentare più dell’incubo che già stavo vivendo ed ero troppo occupata a proteggere il mio corpo da quel veleno che mi veniva iniettato ogni 15 giorni (e che comunque mi ha salvato la vita), per pensare alla “fame d’aria” o alla tachicardia che può portare un attacco di panico.
Adesso che fisicamente sto meglio, anche l’ansia è tornata a fare capolino; prima del linfoma temevo di stare male sulla base del nulla, perché ero sanissima. Le mie paure non erano reali. Adesso, so che il mio corpo ha subìto delle cure che lo hanno messo a dura prova e che potrebbero portare delle conseguenze a lungo termine, perciò le mie paure non sono più solo frutto della mia fervida fantasia. Voi penserete che adesso sia molto peggio…forse, ma c’è una differenza sostanziale tra il “pre” e il “post” malattia: prima, vivere non aveva lo stesso valore che ha adesso.
Quando capisci che il tuo tempo può essere limitato, ogni istante e come riempi quell’istante, assumono un valore inimmaginabile. Quando per giorni riesci a malapena ad alzarti dal letto a causa dei dolori, una passeggiata di 5 minuti all’aria aperta diventa un traguardo. Quando un cracker è tutto ciò che riesci ad ingerire in una giornata, un piatto di pasta è la felicità. Quando ti strofini la testa e sulle mani non ci sono più ciocche di capelli, finalmente hanno smesso di cadere, le lacrime di rabbia diventano lacrime di gioia.
Davanti a tutto questo, come si può perdere tempo dietro a paure inutili e senza fondamento? E poi sì, ci sono le paure reali...ma posso fare qualcosa per controllare gli eventi o per evitare che succedano? No…il linfoma non ho potuto evitarlo. Perciò, succeda quel che succeda, io nel frattempo vivo.

Cosa, quali pensieri, ti fanno andare avanti?
Più che pensieri, sono i progetti a farmi andare avanti; la mia mente è creativa e iperattiva e, come scrivevo prima, ho così tanta voglia di riprendere in mano la mia vita da dove si è interrotta, che non vedo l’ora di cominciare. Non ho mai smesso in effetti, nei limiti delle mie possibilità. Per esempio durante la chemioterapia ho scoperto le creazioni in resina, e mi si è aperto un mondo. Questo è ciò che mi fa andare avanti, stimoli nuovi, idee, obiettivi.

Qualcosa è cambiato nel tuo carattere?
Il mio carattere è cambiato molto e sto ancora imparando a convivere con una nuova “me”. Chi mi conosce da sempre potrebbe pensare che io mi sia indurita; è vero, sono meno tollerante per certi aspetti, e scelgo in modo più oculato a chi/cosa dedicare il mio tempo. Chi soffre di ansia e attacchi di panico sa che uno dei nostri peggior difetti è quello di essere esageratamente disponibili con chiunque, incluso chi non lo merita. Ora faccio in modo che non sia più così. Cerco di dare voce ai miei pensieri e di non essere più succube del volere degli altri, perché anche i miei bisogni e desideri vanno rispettati ed io per prima devo avere cura di me stessa. Quello che in sostanza dovremmo fare tutti: volerci bene, per stare meglio.

Perché hai deciso di aiutare gli altri amministrando il gruppo fb?
Non l’ho proprio deciso, è successo un po’ per caso; mi è stato proposto dopo diverso tempo che frequentavo il gruppo come semplice utente. Ho accettato perché speravo che la mia esperienza “pluriennale” col panico potesse portare beneficio a qualcuno, dato che ero riuscita, quasi completamente con le mie sole forze, a superare la fase acuta. Avendo vissuto in prima persona il disturbo, mi dispiace sapere che ci sono tante persone che ne soffrono, quindi se posso dare un piccolo contributo lo faccio con piacere. Col tempo il gruppo è diventato per me come una grande famiglia e con gli altri amministratori si è creato un bel rapporto di amicizia, mi sento libera di esprimere quello che sento, mi sento capita e supportata quindi non si tratta solo di “dare”, ma di ricevere anche tanto.

Un aggettivo che ti descrive al meglio?
Testarda. Quando mi impunto su una cosa ci provo e ci riprovo finché non la ottengo e questa caratteristica mi ha aiutata tantissimo sia durante la malattia, sia nell’evitare che gli attacchi di panico diventassero invalidanti.

Pratichi tecniche di rilassamento? Se si, quali? 
Respirazione diaframmatica e video ASMR sono le mie due tecniche di rilassamento per eccellenza. La prima mi serve se sono in uno stato di forte agitazione e a volte la accompagno con dei suoni della natura in cuffia, grazie ad una app scaricata sul cellulare. La seconda serve per addormentarmi la sera, dato che la chemioterapia mi ha regalato l’insonnia. Per chi non lo sapesse, ASMR sta per “autonomous sensory meridian response”, e cioè “risposta autonoma del meridiano sensoriale". I video ASMR sono un insieme di diversi stimoli, cerebrali, visivi, uditivi e tattili, eseguiti dal creator e subìti in maniera passiva dal fruitore del video, che provocano una sensazione di rilassamento immediata. C’è chi li ama e chi li odia…personalmente, mi hanno evitato molte e molte notti a guardare il soffitto!

Hai animali?
Da circa 9 anni ho il mio cane Lapo, una piccola canaglia che non mi lascia mai sola e capisce perfettamente quando sto bene, quando sto male, e come comportarsi di conseguenza. Anche lui è stato un grande alleato sia nei momenti di ansia e panico, sia nella fase di malattia.

Quali sono le cose che ami di più? La tua giornata tipo?
L’essere creativa è la cosa che più mi piace, da sempre. Ogni giorno ho “le mani in pasta” ed è un ottimo modo per tenere l’ansia e il panico lontani. Quindi la mia giornata tipo si basa principalmente su questo, dato che anche il lavoro presuppone una buona dose di creatività (sono una disegnatrice di libri e giochi per bambini); quando smetto di disegnare per lavoro, ricomincio a disegnare per piacere (principalmente mandala) oppure creo gioielli con carta, resina e gesso ceramico. Cerco, specie ultimamente dato che devo recuperare un po’ di forze, di dedicare minimo 30 minuti al giorno all’attività fisica, che mi serve anche per scaricare la tensione e lo stress. Prima del linfoma andavo in palestra 3 volte a settimana; adesso, dato il lento recupero, faccio attività fisica a casa con esercizi assegnati da un fisioterapista e con il tapis roulant. Un'altra mia grande passione e distrazione è la lettura, per cui ho fondato anche un gruppo ad essa dedicato, dove poter leggere in condivisione. È molto importante avere hobbies, interessi: tengono la mente attiva, impegnata, concentrata su altro che non sia ansia/panico, fanno stare bene e danno una grande soddisfazione personale.


Tutte le foto sono state scattate da Ombretta.

Commenti

Post popolari in questo blog

Lavoro a domicilio: vince il sesso

Ne usciremo migliori? Ciau bale!

Superstizioni da sigaretta