L'inganno: la mente regge, il corpo crolla

chiassosi e non fumatori

Un monaco, un giorno, mi disse: smetti di guardare alla mente e al corpo come a due entità separate.

L'ho sentito ma non l'ho ascoltato.

Lo ribadisco senza timore d'essere smentita: quello che sta per finire, ma ancora trattengo il fiato, è stato l'anno peggiore della mia vita. Dell'ampia e variegata gamma delle cose orribili che potevano accadermi, me ne sono concessa una fetta generosa; roba da fare indigestione.
Tuttavia è stato anche l'anno con meno ansia, panico, depressione e, soprattutto, agorafobia.
Più volte mi sono interrogata, e ho tediato voi, sulla questione. Mi sono data molte risposte e, temo, nessuna sensata.

Recentemente ho anche accettato un lavoro che mi ha portata ad uscire, entrare in un ampio ed elegante hotel ospitante quasi 700 medici. Vi ho già detto che ho la fobia dei medici? Mi sa di sì.
I partecipanti dei tre giorni di congresso, perché di congresso si trattava, non indossavano il camice, va detto; però avevano quell'aria inconfondibile da specialisti in cardiologia (tra il depresso e l'entusiasta; non so come ci riescano, dovrebbero mettere online dei tutorial con gli esercizi pratici per portare tutti noi a sfogare le nostre nevrosi in quella maniera).

Ero febbricitante, con una tosse quantomeno inquietante e fastidiosa per me e per gli altri. Ovviamente ho sperato di non cadere vittima di una repentina occlusione coronarica, perché più sono i medici e meno ti badano (oppure iniziano a confrontarsi sulla metodologia d'intervento più consona al caso, a riunirsi in heart-team, forse anche a litigare usando anzianità di servizio e randelli).
Niente ansia anticipatoria, mentre solo sette o otto mesi fa avrei iniziato a immaginare scenari apocalittici con un anticipo di almeno 60 giorni... ma almeno.
Niente ansia quando mi sono trovata nella sala gremita di luminari. Un piccolo attacco di fobia sociale che ho affrontato fuggendo all'esterno, dove mi sono ritrovata nel bel mezzo di una comitiva, appena vomitata da un gigantesco bus, di ragazzini che urlavo tra di loro e, perlopiù, con gli smartphone. Ammetto che, sul momento, avevo voglia di urlare anche io; fortuna che ero impegnata a cercare un accendino e i ragazzini di oggi non fumano (le nuove generazioni non mancano di sconcertarmi).

Solo un mese prima mi ero recata a fare visite in ospedale, mi hanno detto che mi tocca un intervento chirurgico. Non ho fatto una piega.
In rapida successione, ho trascorso 12 ore nel pronto soccorso del traumatologico perché non riuscivo a muovere un braccio nemmeno sollevandolo con un argano a motore.

Ora, bisbigliando sottovoce e con mestizia che il panico è sparito (le belle notizie le sussurro, casomai gli dei dell'Olimpo decidessero di punirmi per eccesso di presunzione), rifletto su un dato che sarà risultato evidente anche a voi durante la lettura: le crisi d'ansia sono calate drasticamente, ma fatico a trovare un pezzetto di corpo non dolente. Partendo dalla nausea costante, e passando per una stanchezza supportata dall'insonnia, avverto costantemente dolori lancinanti alle spalle, cerchio alla testa, nevralgia dentale, cistifellea che simula esplosioni nucleari (il fungo atomico c'è, lo sento), bocca amara come se ciucciassi Xanax dal mattino alla sera, colichette varie la cui origine è di difficile individuazione, ginocchia che non reggono e fanno male pure loro, intestino che si balocca col cibo suonando un tamburo, bronchite refrattaria agli antibiotici, febbriciattola costante, ricomparsa di una vaga acne giovanile, linfonodi gonfi, intolleranze o allergie mai diagnosticate prima... e vi evito le sintomatologie maggiori, che non sono belle nemmeno da leggere.

Fermi tutti! Non è che l'ansia è lì ma mi ostino a non ascoltarla a causa di tempi stretti e dell'oggettiva impossibilità a gestirla in questo particolare momento?
Starà mandando dei telegrammi in forma di patologie varie?
La mente avrà riunito il mind-team, che immagino come un equipe comprendente mente - ovviamente - organi interni, oltre al sistema muscolo-scheletrico?
Si saranno coalizzati per avvertirmi dell'urgente necessità della mia presenza?

La risposta vien da sé e ammetto di aver paura del momento in cui il corpo smetterà di disturbare perché non ci credo che l'ansia abbia fatto i bagagli. Propendo per un nascondiglio sicuro, in cui se ne sta rintanata in attesa di balzare fuori, e magari tirarmi i piedi mentre dormo. Sarà per questo che non dormo?
Mi sto ingannando, così è e così resta. La mente regge e fa crollare il corpo. Si chiama somatizzazione e la conosciamo bene tutti noi. Diabolica!

Buona domenica.




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