Il peggio è passato

Archiviato Natale, passato Capodanno. Tutti incolumi? State bene? Vi ho pensato parecchio e con una punta d'apprensione.
Qui è andato tutto bene, sono riuscita a chiudermi il giusto per fiaccare ogni aspettativa da parte di terzi e, devo ammetterlo, mi sono sentita il cuore leggero (seppur con la solita tachicardia che m'impensierisce).
Ho dormito tanto, e ne avevo bisogno; ho mangiato un po' di più e l'organismo sentitamente ringrazia; ho fatto ciò che avevo voglia di fare, senza se e senza ma.
Insomma, ho svicolato la depressione festiva, anche se a tratti la sentivo bussare... ma niente, mi sono finta sorda e ho tirato dritto per la mia strada, ossia il tragitto dal divano al letto e viceversa.

So che molti si sono sentiti soli, ma so anche che alcuni hanno scelto la solitudine per iniziare il nuovo anno. Forse sono io che frequento gente strana, ma la maggior parte degli amici sentiti hanno trascorso la sera dell'ultimo dell'anno guardando film anni '80, con copertina sulle gambe, gatti o cani accucciati accanto o pesantemente posizionati addosso, un generoso bicchiere di frizzantino (o rosso corposo) e schifezzuole varie da mangiare. Posso immaginare gli outfit, basandomi sull'esperienza personale: tuta e calzettoni, magari lo slip rosso che si dice porti fortuna.
Devo dire che si tratta di miei coetanei: siamo a un passo dalla casa di riposo.

Io ho trascorso la serata guardando, in rapida successione, The Blues Brothers, Ricomincio da capo, Ghostbuster e, mentre stavo decidendo che era ora di andare a dormire, mi è iniziato Stregata dalla luna. Potevo non rivederlo? No, adoro quel film.
Il tutto mentre lavoravo uno scialle all'uncinetto che, a dirla tutta, ho smontato il giorno dopo perché stava venendo un po' storto, sull'elicoidale; gli scialli elicoidali non sono particolarmente eleganti.
Ho fagocitato due hot dog, imponendomi di non sentirmi troppo in colpa per i maiali sacrificati (questa è una parte psicologicamente difficile) e ho buttato giù tre tazze di tè e una lattina di cola; non stupisce che alle 6 fossi ancora sveglia a leggere un romanzo comunque interessante.

Il punto non è cosa ho fatto o non fatto, ma come mi sono sentita: serena. Vi assicuro che era da quasi un anno che non riuscivo a raggiungere quello stato di grazia, che oggettivamente di grazia non era, ma per me sì.
E' che bisogna ascoltarsi, darsi spazio, fare cose che per altri sarebbero forse tristi ma che ci fanno stare bene. Non importa il giudizio degli altri, si fottano le aspettative comuni: ogni tanto è sano concedersi di vivere come ci pare.

Anche la questione della solitudine è tanto, ma proprio tanto, soggettiva; è negativa quando ci fa soffrire, ma quando abbiamo bisogno di stare un po' tra sé e sé, raccontarci cosucce in privato, ma perché mai dovremmo agognare la presenza d'altri?
Poi, ora, finiti i giorni del "faccio quello che mi pare", m'impegno a frequentare gli altri... ci fanno bene anche loro, ci danno stimoli e idee, sono capaci persino di farci capire qualcosa in più di noi, del mondo, dell'universo, della nostra vita emozionale.

Comunque, per concludere e smetterla di tediarvi con le mie faccende personali, di solito mi piace trovare una frase che serva da filo conduttore per l'anno nuovo. Questa volta mi è stata servita senza sforzo, qualche minuto dopo la mezzanotte.
In mezzo al frastuono dei botti, ho colto una battuta di Ghostbuster che mi è parsa buona da tenere a mente:
Quando qualcuno ti chiede se sei un dio, tu gli devi dire sì!
L'importante è restare umili 😃.

Ci sentiamo presto e nel frattempo vi auguro un anno degno d'essere vissuto.

Buon Anno!



Commenti

  1. Come sempre ,ironica ,sagace anche spassosa,,unica Alessandra. Buona vita ti abbraccio.

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    1. Anche a te, cara Gisla. Mi piacerebbe sapere come hai attraversato le feste. Anche tu film anni '80 o sei giovane come l'acqua e hai brindato fino ad abbracciare (con affetto, ovvio) il pavimento?

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