Cose che ho imparato in questi giorni
Eccomi di nuovo qui, fresca di un altro soggiorno in ospedale dove mi è stata offerta una nuova opportunità di riflessione sui fatti della vita, dall'ansia e di tutto il resto; inezie incluse, che mi appassionano non meno degli altri argomenti. Diciamo che ho ottimizzato il tempo attaccata alle flebo per osservare un neon rotto sul soffitto e i guasti nella mia testa (e in altri distretti del mio organismo, ma su questi non desidero intrattenervi).
Da tempo ho maturato la teoria per cui lo scopo fondamentale della vita potrebbe essere, in ultima analisi, quello di imparare più cose possibili; riassumendo: osservare e imparare, quindi modificare il proprio percorso e ricominciare a osservare e imparare...
A che pro? Non ne ho la più vaga idea, per ora; appena ne saprò di più, sarete i primi a ricevere indicazioni in merito.
Partiamo dal periodo che stiamo vivendo tutti quanti.
Ho osservato gente per nulla incline all'ansia, cedere al panico. Ed é giusto che sia così: il momento è fertile per lasciarsi andare alla paura... facciamolo.
Lo sapete, ho sempre tifato per il controllo delle emozioni negative, la loro rimozione, il "niente panico". Adesso vi dico, lasciamo che il panico si sfoghi, piangiamo, urliamo, lamentiamoci... quanto ci vuole? Mezz'ora? Un po' di più? Lasciamo che tutta quell'energia (che se si potesse incanalare in un reattore soppianterebbe tutte le centrali nucleari del mondo) esca, si sfoghi, prenda aria. Adesso ci sta, ci sta tutta la paura che sentiamo, inutile metterci un tappo.
Quindi, prendo tutte le mie teorie sull'autocontrollo, la visualizzazione di scenari paradisiaco, la respirazione controllata, eccetera, ne faccio un pacchettino e lo butto nel cesso; che s'ingorghi pure.
Opto per alzare le mani e arrendermi. Basta non farne un'abitudine. Diciamo che ci concediamo attimi di puro terrore in omaggio al coronavirus... E poi nel cesso pure lui, seguito da due etti di soda caustica.
Questi non sono tempi normali. Qualcosa di folle e terribile ha invaso il pianeta. Dovrei rassicurarmi e rassicurarvi, dirvi che va tutto bene, che abbiamo tutto sotto controllo? Che lo faccia qualcun altro, io ho concesso piena libertà d'espressione al panico: è lì che spacca vetrine, minaccia cose e persone con una spranga che non so dove l'abbia trovata. Si stancherà pure lui è se ne tornerà a cuccia per una dormita; quando sarà stremato, lo attacco io. E' una tecnica usata anche in guerra, e la nostra è una guerra.
Durante la permanenza in ospedale, ho osservato le persone attorno a me con una curiosità che rasentava l'ossessione. Ho visto che la gente (non tutta, non esageriamo), a velocità variabile (dal bradipo al ghepardo), sta salendo sull'albero della consapevolezza. Lo spettacolo del mondo in esplosione sta stimolando una visione più profonda di sé e degli altri.
Così ho assistito, è sono stata beneficiaria, di attimi di estrema dolcezza e bellezza, di condivisione di paure e speranze senza barriere di grado, carriera e cultura, senza il distacco che a volte alcuni si devono autoimporre per esigenze personali o professionali.
Per una volta, mi è parso che non vi fossero giardinetti privati da coltivare per i fatti propri, ma un parco in multiproprietà in cui lavorare mettendo in comune attrezzi, semi e concime (di concime ne abbiamo parecchio ormai, direi che ci ritroviamo immersi dentro).
Nella paura collettiva ho avvertito la voglia di vicinanza fisica (proprio ora che tocca optare per quella virtuale), di risate sguaiate (che peraltro agevolano sputacchi copiosi multidirezionali) a random.
Una tragedia disumana ci sta rendendo più umani?
Probabilmente sì. Un esempio semplice semplice? Dalla finestra sto salutando, con autentico affetto, dei dirimpettai mai visti prima; ho persino il dubbio siano degli occupanti abusivi, ma gli voglio bene ugualmente.
Cos'altro ho imparato? Beh, che dormire con la mascherina significa svegliarsi con la mascherina e dire le prime parole della giornata nella mascherina prima di aver provveduto alla consigliabile e corretta igiene orale... e si raggiungono vette d'autoconsapevolezza non indifferenti, soprattutto sulla corretta gestione dei rapporti umani.
Ho imparato a guardare fuori dalla finestra notando ogni minimo cambiamento del colore del cielo e provando autentico stupore, ai limiti della gioia, davanti a qualcosa di inaspettato. Da quanto tempo non mi entusiasmano per un'alba? Da quanto non vedevo un'alba? Ma soprattutto, da quanto non mi entusiasmavo?
Ho iniziato a guardare programmi di cucina. Odio questo genere d'intrattenimento, lo relegherei ad orari notturni e solo su canali a pagamento; non so cucinare, non m'interessa, è una cosa che so di non poter imparare perché mi mancano le basi, la predisposizione, la voglia di spignattare. Ma concedendomi la visione di una signora che si chiama Benedetta, insieme a una infermiera che già tutto sapeva sui segreti della cucina, ho capito perché questi programmi siano così seguiti: mi pareva d'essere a casa della cuoca, con il suo cane e gli elettrodomestici ordinati e puliti. Mi ha tanto rilassata. Grazie alla signora Benedetta, ovunque essa sia.
Ho imparato che non fumare non uccide e non è così doloroso o sfiancante come ho sempre pensato, ci si sveglia senza tosse e senza bisogno d'imbrattare un paio di fazzoletti, il corpo pare ringraziare placando anche l'ansia. Purtroppo la lezione non mi è servita, perché dopo poche ore a casa ho acceso la prima sigaretta dopo giorni; non mi è piaciuta, mi è parsa amara, mi ha fatta tossire... ma ho insistito, perché la stupidità è sempre più forte di qualsiasi buon maestro; non si scappa. Tuttavia ora so che volendo, volendo veramente, la cosa si può fare senza grandi drammi.
Ho imparato che la vita, per quanto dura e ingiusta ci appaia, è preziosa; che quando si teme di perderla o di immaginarla in rapido restringimento si apprezza ogni respiro, ogni sorriso, ogni vita altrui.
Ed ho capito che ogni cosa che accade è un segno di vita, e in quale tale va apprezzato tutto e accolto con gentilezza.
Infine, ho avuto la conferma di un dato incontrovertibile: ognuno di noi (nessuno escluso) ha dentro la forza necessaria per affrontare i propri demoni e per lasciare un po' di libertà al panico.
Passate una notte serena, domani saremo ancora qui.
Ho imparato che non fumare non uccide e non è così doloroso o sfiancante come ho sempre pensato, ci si sveglia senza tosse e senza bisogno d'imbrattare un paio di fazzoletti, il corpo pare ringraziare placando anche l'ansia. Purtroppo la lezione non mi è servita, perché dopo poche ore a casa ho acceso la prima sigaretta dopo giorni; non mi è piaciuta, mi è parsa amara, mi ha fatta tossire... ma ho insistito, perché la stupidità è sempre più forte di qualsiasi buon maestro; non si scappa. Tuttavia ora so che volendo, volendo veramente, la cosa si può fare senza grandi drammi.
Ho imparato che la vita, per quanto dura e ingiusta ci appaia, è preziosa; che quando si teme di perderla o di immaginarla in rapido restringimento si apprezza ogni respiro, ogni sorriso, ogni vita altrui.
Ed ho capito che ogni cosa che accade è un segno di vita, e in quale tale va apprezzato tutto e accolto con gentilezza.
Infine, ho avuto la conferma di un dato incontrovertibile: ognuno di noi (nessuno escluso) ha dentro la forza necessaria per affrontare i propri demoni e per lasciare un po' di libertà al panico.
Passate una notte serena, domani saremo ancora qui.
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