Piccola riflessione sul Credo e non credo


Sono atea, questo è un fatto.
Ne sono contenta? Mi sento più intelligente e sensata di altri? 

No. Anzi, spesso penso che credere, credere sinceramente, in un'entità superiore sia un dono, una fortuna, una fonte extra di forza.


Non amo chi tenta di convincermi e chi vuole impormi il proprio credo, così ho imparato a non giudicare, a non discutere sull'argomento, a superare la tentazione di fare altrettanto.
Avverto analogo fastidio per chi dileggia i credenti o gli atei, e ancor più quando gli stessi vantano disgusto per chi si mostra intollerante verso razze e culture diverse; questa la chiamo ipocrisia.



C'è chi mi scrive che prega per me e ringrazio perché vi leggo affetto; c'è chi mi inonda di immagini sacre e inviti alla preghiera, e qui passo oltre.



Alla vicina che ieri mi ha invitata a guardare il Papa per ottenere l'assoluzione di tutti i miei peccati, ho risposto che ciò che di male ho fatto nella vita è per me un insegnamento prezioso e mai vorrei sbarazzarmene, che è importante riuscire - prima o poi - a perdonarsi da soli.



Oggi leggo gente che litiga sull'argomento (in realtà, ogni giorno leggo gente che litiga su qualsiasi cosa), e mi chiedo quanto in un momento così tragico e surreale si potrebbe imparare se solo riuscissimo a stare in casa nella nostra mente, per superare rabbia, paura e visioni egocentriche. 


Stiamo un po' in pace, facciamo un po' di silenzio.

E state bene, provateci con tutte le vostre forze (e con quelle esterne, sacre e profane, se vi aiuta).

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