Un esercizio positivo

Oggi, festa dei lavoratori, sono qui con voi. Nulla può ostacolare il nostro programma di recupero della piena serenità mentale, men che meno una festa che purtroppo a molti di noi pare non appartenere più da circa due mesi. Personalmente la serenità mentale non l'ho raggiunta, ma confido nelle vostre capacità che certamente sono superiori; ora non fatevi prendere da un attacco di presunzione: per superare le mie ci vuole veramente pochissimo, uno sforzo minimo come sollevare un granello di sale.
Sarò breve, non mi perderò in inutili preamboli (già fatto), non tergiverserò fino a perdere del tutto il filo.
Quindi devo essere rapidissima, perché già vedo il gomitolo allontanarsi.

Una persona matura e paziente, un giorno (in cui ero particolarmente depressa e quindi abulica) mi ha suggerito un esercizio semplice e carino che, soprattutto, non porta via tempo.
Poi, ci ho aggiunto qualche dettaglio qua e là, pur cercando di non rovinare l'ambientazione minimalista.

Occorrente: un quaderno o un diario o quel che vi pare. Personalmente sto usando l'agenda di quest'anno, visto che per il momento ad altro non serve, ed è sempre un peccato sprecare un'agenda scelta con cura riponendovi molte speranze (il 2020 ci ha fregati tutti, potevo limitarmi ad usare il calendario omaggio della farmacia, ma è inutile lasciarsi sommergere dalla tristezza).
Ovviamente serve anche una biro, una penna d'oca, la stilografica d'oro del nonno o, nel mio caso, la matita con gommino che tanto non cancella più (capita di prendere fregature anche quando si acquista una matita; il peggio è la mina a pezzi - segno di numerosi e inspiegabili traumi diretti - che per quanto ti impegni a temperare, la punta cade al minimo accenno di attività lavorativa, come me insomma).

Esecuzione: ogni giorno (se se ne saltano uno o due non accade nulla di grave, ma dispiace un po')... no, aspettate, facciamo le cose per bene... ogni sera scriviamo una cosa positiva della giornata che sta terminando. Basta anche solo una parola. Per dire, ho giornate dove non trovo alcunché di bello nemmeno a cercarlo con il lanternino e allora scrivo "sole"; da quando ho scovato questo stratagemma ha iniziato a piovere, ma confido che voi siate meno perseguitati da un fato avverso.
Questa è la versione suggeritami dalla persona di cui sopra che, conoscendo la mia indolenza patologica ha pensato di darmi un esercizio che richiedesse un minimo sforzo.

Con in passare dei giorni, ho introdotto degli extra, che ora vi elenco; se volete potete usarli o magari idearne altri che vi piacciono di più (poi, casomai, mi mandate un appunto che copio).

Optional: scriviamo il nome di una persona a cui abbiamo pensato con affetto, a cui volendo possiamo aggiungere un contesto.
Se abbiamo ascoltato un brano musicale, visto un film o letto un libro che ci è piaciuto, annotiamo il titolo; qualora, durante queste attività, ci abbia colpito una frase, aggiungiugagiamola (questa la lascio così perché quando mi ricapita di scialare così tante sillabe in una volta sola).
Diamo un titolo alla giornata: qui serve un po' più d'impegno perché, come vi direbbe qualsiasi editore, trovare il titolo giusto è una delle attività più complesse.
Infine, una parola (una sola) per il giorno successivo: non importa quale sia, basta che sottenda a un progetto; vi faccio un esempio, mi è accaduto di scriverere (a questo punto sospetto di avere un ictus) "martello" perché volevo appendere due quadri che rallegrassero un po' una stanza. Non l'ho fatto, ma prima di andare a dormire l'idea mi ha dato una parvenza di gioia.

Se vi capita uno di quei momenti in cui ci pare che la vita sia uno schifo totale, o anche solo parziale, rileggiamo dall'inizio quanto abbiamo scritto. Hai visto mai che spunti qualche pensiero positivo.
Per oggi è tutto.
Buona festa.








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