Un agosto anomalo
Non arriverei ad affermare che agosto è un mese che non mi piace; tuttavia, se dovessi stilare una classifica dei mesi dell'anno preferiti, agosto si piazzerebbe al dodicesimo posto.
Diciamo che lo trovavo vagamente interessante quando ancora le città si svuotavano, ma allora andavo in vacanza maledicendo di non poterlo fare a ottobre.
Di solito, da qualche annetto, mi chiudo in casa e, almeno per le due settimane mediane, stacco il telefono, a volte il modem, e mi limito a sonnecchiare lasciandomi disturbare solo dal ronzio del ventilatore.
Non quest'anno.
Quest'anno è anomalia, strano che i Maya non abbiano detto nulla in proposito.
Innanzitutto ho deciso di ospitare per una dozzina di giorni una persona con al seguito una coppia, a me del tutto sconosciuta, con il sovrappiù di una bambina iperattiva che mi si è attaccata come una tellina allo scoglio.
E' un fatto che io sia un po' refrattaria al contatto umano, che la mia casa sia una sorta di tempio in cui tocca entrare (se proprio si deve) in religioso silenzio e non fermarsi per più di due ore (facciamo un'ora e mezza, e siamo tutti contenti), che sia affetta da una timidezza patologica mascherata da sarcasmo, a volte aggressività, perlopiù da un'espressione tra lo scazzato e il depresso che peraltro mette in imbarazzo gli ospiti quasi quanto me.
E c'è l'ansia, anzi vari tipi d'ansia tra i quali spicca quella da prestazione che mi suggerisce di non adottare nessuno degli atteggiamenti testé citati e rende il tutto maggiormente disastroso; tra l'altro, tra i misteri della vita, il più oscuro è quello che riporta la gente qui: in tutta franchezza, personalmente non mi frequenterei nemmeno se vivessi in una villa con piscina a Bora Bora e conoscessi il segreto della vita eterna, ma sono una persona difficile da accontentare.
Aggiungiamo che insisto a pensare di non avere un buon feeling con i bambini, nonostante pare loro mi adorino come fossi una sorta di Willy Wonka in grado di ricoprirli di cioccolata.
Poi... fatico a dormire (o meglio a non dormire, perché l'insonnia mi si è cronicizzata) in un letto non mio, dove non riesco a rigirarmi con leggerezza come un'anima in pena, mangiare biscotti, grissini, pizze o maxi panini farciti con quello che c'è (sì, sono una produttrice di briciole tra le lenzuola), mentre gioco a mahjong con un cinese che mi fa un mazzo così ad ogni partita o leggo rumorosamente ridendo, piangendo o insultando l'autore a seconda del genere e della bravura dell'autore, ascoltando musica fino alle quattro del mattino... il letto è grande, si fanno un sacco di cose.
Non pensiate che sia una donna nevrotica e asociale che nulla sopporta (cogliete l'ironia, vi prego), ma ai fini della narrazione è opportuno vi riferisca che vivo male anche il dormire con qualcuno accanto: finisco per trascorrere la notte a guardare con sospetto l'intruso, e ciò spiega molto circa i miei fallimenti sentimentali, il mio stato civile e l'amore incondizionato per i gatti.
Nel giro di poche ore, il mio "tempio" si è ritrovato con materassi a terra, il letto matrimoniale/desco occupato da una coppia di estranei, la cucina invasa dall'odore di cibo (persino fritto), il silenzio rotto da un continuo vociare anche in idiomi per me irriproducibili.
Boom! Mi è saltato il tappo.
Rintanata nell'appartamento vuoto del vicino, con una bambina che mi seguiva toccandomi continuamente i capelli e tentando di colorarli con le tempere rosa e viola.
Per i primi giorni mi sono ripetuta "prova a dare loro una possibilità". Macché.
Poi ho realizzato che la possibilità dovevo darmela io. Insomma, il problema sono io, mica gli altri: l'uomo è un animale sociale, non è che con la scusa che sono nata podalica devo sempre prendere la direzione opposta (cosa che comunque mi riesce tanto naturale).
Ci ho provato e ho iniziato a rilassarmi e divertirmi. Ho persino accettato di sottopormi a un pigiama party con la decenne, con tanto di confidenze tra donne, gioco della verità (che mi è riuscito malissimo; ritengo che la verità sia una faccenda molto personale) e balli su coreografie assurde e musiche ancora più aberranti; lei si è divertita molto, io ci ho guadagnato una sciatalgia e la certezza che le antiche e assidue frequentazioni di discoteche non mi sono state di alcuna utilità; tuttavia, sospetto che i dirimpettai si siano divertiti non poco.
Ora che se ne sono andati tutti via, mi mancano. Non quanto mi mancava la solitudine, ma abbastanza.
E ancora, sono uscita durante il giorno, senza un motivo particolare o urgenze specifiche: la luce dell'estate continua a ferirmi gli occhi e la pelle, ma indosso occhiali con lenti che mi lasciano vedere ben poco e permetto alla pelle di soffrire il giusto per sentirsi ancora viva.
Contravvenendo a una regola un tantino ferrea che mi sono imposta negli anni, ho anche incontrato nel mondo reale due amici virtuali; ho deciso che erano meritevoli di una forma fisica e una voce da sovrapporre ai volti da foto profilo e ai commenti sagaci: splendide persone, interessanti, per nulla psicopatiche; ecco, dovrei pure smettere di credere che la gente condivida le mie stesse peculiarità.
Sono accadute anche altre cose - in questo mese non si è mai stati fermi - che pascolano su terreni più privati e mai trasgredisco la legge del "ci sono cose solo mie"... e costituiscono la maggior parte di ciò che faccio e penso (non è per poca fiducia nella vostra discrezione, è che sono tanto gelosa di me stessa).
E ora mi preparo alla prova più difficile: un amico mi ha convinta (forse, tentenno ancora un po') a fare qualcosa che desidero ma mi spaventa; non vorrei essere al suo posto, perché vivrà momenti d'inferno, ma ci è abbastanza abituato e sa ignorare gli attimi, lunghi un'eternità, di panico, insofferenza e tutte le alte belle robine che mi porto appresso. Non anticipo nulla per scaramanzia, se casomai l'esperimento dovesse funzionare vi racconterò.
Insomma, inizio a prendere atto che ho così poco tempo e il bisogno di perderne ancora parecchio, ma intanto voglio capire se ci sono cose e persone per le quali vale la pena aprire la porta.
La solitudine è una droga, credetemi. E, per quanto si dica, è molto più facile e gaio stare soli, ma ogni tanto è salutare fare prendere una boccata d'aria ai pensieri e alle idee (da soli è complicato).
Buona domenica.
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