Panico e questioni irrisolte


     Non so se capita anche a voi, a me accade di avere periodi che, se fossi credente, definirei "benedetti dal Signore": sembra d'essere usciti dal tormento del panico, dell'agorafobia, nulla fa paura (o comunque è una paura che si riesce a gestire con una tale facilità che viene quasi l'impulso di deriderla, spernacchiarla, bullizzarla).

Ci si sente potenti, sale l'impulso di acquistare un tropo e indossare una corona perché si ha il pieno controllo delle proprie emozioni, si diventa potenti e ci si spinge sempre più in là nella conquista di nuovi territori. Ottima sensazione che, a dire il vero può portare ad affrontare cose, persone, situazioni che un po' di buonsenso eviterebbero. Ma no, si supera il confine, si sperimentano le abilità di un nuovo potere.

E si cade nell'equivoco che finalmente tutto sia passato, così, puff, per magia o come premio per un'indomita volontà o dedizione alla causa della guarigione.

Il guaio è che, nel momento più inaspettato, si presenti un sintomo che riconoscete ma fate finta di nulla; poi se ne aggiunge un secondo, magari pure un terzo, e vi ritrovate rannicchiati su un marciapiedi a fare i conti con un attacco di panico che pare ricordarvi che lui è più forte, potente, meritevole di sedere sul trono. Vi ha strappato la corona. Ce lo siamo meritato? No.

Attenzione: non accade a tutti, non lasciatevi trascinare nei miei baratri personali, dei quali sono persino abbastanza gelosa.

In questi casi, che sperimento con minore frequenza rispetto ad anni fa (ma non per questo mi sento più gioiosa), il mio primo pensiero è che ci sia ancora qualcosa di irrisolto, un dettaglio che mi è sfuggito, un motivo d'angoscia che avevo, consapevolmente o meno, sottovalutato.

E allora arriva, con il carico di bagagli dell'ospite che segretamente progetta di occupare casa per il resto della vita, un pensiero che non so se definire molesto o salutare... devo ancora rifletterci su, è un'idea nata d'improvviso senza gli adeguati mesi di gestazione, non ho avuto il tempo di fare un baby party o di acquistare biberon e pannolini, è arrivato già adulto. Il pensiero, che ha la forma del dubbio e infatti reclama un punto interrogativo è: se fossi io, nel profondo, in forma congenita, irrisolta?

Per quanto terapie, tecniche portentose o talmente surreali da ispirare un'energico e divertito entusiasmo, farmaci e chi più ne ha più ne metta, aiutino, noi siamo ciò che siamo. Per carità, qualcosina possiamo cambiare, si possono smussare spigoli ma la forma non sarà mai del tutto regolare.

C'è gente che nasce irrisolta oppure lo diventa precocemente e c'è poco da fare. Se acquistiamo un mobile (modello base) dell'Ikea, per quanto lo lucidiamo, orniamo con ninnoli e bordi finemente lavorati ma pur sempre fittizi, non diventerà mai un Henredon. C'è da dire che anche un Henredon, con il tempo, può venire urtato, accidentalmente bersagliato da liquidi corrosivi, inciso con un coltellino svizzero da un ospite che si rivela meno garbato di quanto pensassimo; lo si affida a un restauratore che lo riporta all'originale splendore, ma noi sappiamo che da qualche parte c'era una macchia, una scheggiatura, un pittogramma fallico inciso con un coltellino svizzero.

Abbiamo predisposizioni innate e abbiamo vita vissuta, chiudiamo una falla e se apre un'altra, poi cede anche il taccone della prima. Qualcuno di noi è un colapasta d'alluminio che vorrebbe diventare una ciotola d'acciaio; continueremo a perdere acqua fino a trattenere solo la melma delle questioni irrisolte, e insisteremo a rimetterci sotto il getto d'acqua. Di buono c'è che non saremo mai stagnanti; di contro, sconsiglio di prendere un pesce rosso.

Buona domenica.


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