Una lettera aperta
"La verità è raramente pura e mai semplice"
Oscar Wilde
Oggi volevo scrivere di tutt'altro, ma da qualche tempo fatico a trattenere gli impulsi del momento; dev'essere un effetto dello stress da 2020; tuttavia, tutto sommato, non me ne lamento.
Il fatto è che ho appena finito di leggere il messaggio di Angelo, un "amico" virtuale che bazzica queste pagine da quando ho aperto il blog e spesso mi scrive le sue argute impressioni e osservazioni, quindi mi è particolarmente caro.
Nel suo messaggio di qualche giorno fa (purtroppo leggo la posta del blog solo di domenica, quando ho un po' più tempo per soffermarmi su quanto mi raccontate e per rispondervi evitando insignificanti monosillabi), mi scrive che con il passare del tempo ha compreso quanto io abbia completamente aperto le porte della mia vita a degli sconosciuti, ed invidia la fiducia che ripongo in chi mi legge.
Ho avvertito, in prima battuta, un po' di stupore e, immediatamente dopo, l'esigenza di chiarire alcune cose. Lo faccio pubblicamente perché ritengo sia onesto estendere a tutti voi le mie considerazioni su questo particolare argomento.
"Giuro di dire la verità, tutta la verità, nient'altro che la verità" è una formula che forse non rispetterei nemmeno in sede adeguata, cioè davanti a una giuria, perché ritengo sia foriera di menzogna.
Non amo mentire per molti motivi, non ultimo perché a una certa età si tende a non avere più l'elasticità mentale opportuna a reggere le bugie senza cadere in accidentali contraddizioni.
Tuttavia mi capita di optare per la comoda alternativa dell'omissione di informazioni.
Nella vita reale concedo il beneficio del dubbio a chiunque, sono pronta a trovare (spesso a fabbricare) giustificazioni anche per i personaggi che già al primo sguardo mi procurano prurito alla nuca, che poi è il mio segnale d'allarme interno ed il motivo per cui tendo a tenerla rasata il più possibile (è follia, lo so). E' anche vero che mi fido completamente di pochissime persone e, ahimè, nemmeno con loro riesco a spalancare completamente la porta della mia vita; comunque lascio entrare, basta trattenere il fiato e tenere le braccia distese lungo i fianchi.
Non amo scoprire le mie carte: i fatti più intimi, gli immensi dolori e le grandi gioie che mi hanno accompagnata fino a qui, gli eventi che hanno fatto di me la persona che sono oggi, alcuni aspetti del mio carattere (che, a dirla tutta, nemmeno a me sono un granché chiari), i lati peggiori come quelli migliori della personalità, sono materiale che custodisco gelosamente... ammetto che in parte uso questa modalità anche per evitare di fare scappare le persone a cui voglio bene e che ricambiano tale sentimento.
Rincaro la dose confidandovi che da sempre ricorro a una formula, di cui mi piace pensare di detenere i diritti d'autore, che mi spinge a mostrarmi un po' più ottusa, superficiale, sprovveduta, ilare, egocentrica e meno fragile, introversa, schiva, e soggetta a emorragie emotive per un semplice graffio, di quanto non sia.
E' falsità? Infedeltà? Può essere, non mi sottraggo al giudizio. Personalmente, reputo sia una questione di sopravvivenza: un modo per difendermi, per non dover assecondare aspettative che una completa limpidezza genererebbe negli altri e soprattutto in me; forse c'è anche un perverso piacere nello stupire chi si prende la briga di conoscermi meglio. Chissà.
E, ascoltate una tizia che di tempo ne ha macinato fin troppo: spesso si ritrova la vera essenza di una persona più dalle sue bugie che dalle verità... nel bene e nel male; imparare a riconoscere le bugie è imparare a conoscere chi vi sta attorno.
Ora vi chiederete quanto c'è di me nelle cose che vi racconto ormai da oltre tre anni (Gesù, come passa il tempo!), se le mie storie non siano semplicemente elaborazioni fantasiose.
Posso dirvi che la fantasia, che in effetti mi cresce piuttosto rigogliosa, la riservo ad altre attività.
Quello che scrivo spesso è edulcorato, ma non falso; però c'è solo una minima parte della mia vita: quella del panico, dell'ansia o dei periodi di depressione, dei successi o degli insuccessi incontrati nel cercare lo sprint per uscire da una malattia (o disturbo, come gentilmente viene definito dai premurosi specialisti).
Io non sono il panico, l'ansia, la depressione, come non lo siete voi. La mia vita non è solo questo, il mio passato ne era scevro e forse, proprio per questo, mi ha confezionato un futuro dedicato più alla riflessione che alla sconsiderata azione.
Caro Angelo, amico di penna (o di tastiera), non c'è nessun coraggio: non esporrei mai me stessa nuda nella pubblica piazza del web.
Ogni vita ha i suoi segreti, che poi sono quelli che perlopiù ne determinano il percorso, e purtroppo o per fortuna incarnano ciò che la rendono unica e forse interessante per chi la vive e per chi vi gravita intorno; se venissero svelati, non avremmo più nulla di nostro e, a mio parere (assai opinabile) ci ritroveremmo completamente vuoti.
Spero di non averti deluso, sinceramente credo di non essermi presentata con documenti contraffatti; ammetto di averti (e di avervi), a volte, offerto una quantità esigua di elementi spacciandoli per materiale prezioso. So che sentivi di conoscermi profondamente, ma spesso il cervello non lavora all'unisono con le autentiche emozioni, non ce la fa, non ce la faccio.
Virtualmente, ti (vi) abbraccio... e gli abbracci mi piacciono molto, su questo non ho dubbi.
Commenti
Posta un commento