LAPTOP VS TYPEWRITER


 (tutti i dialoghi avvengono tra me e me, assecondando i principi fondamentali della follia) 

Interno notte. Lampadina a luce calda puntata sulla tastiera. 

Flap, flap, flap. 


  • - È il suono che non va. Beh, anche la consistenza dei tasti, la loro arrendevolezza. Mai che oppongano un minimo di resistenza e a noi piace lottare, non è forse vero? 

  • - No, no, noi si scappa, perlopiù. O ci si dà per morti, che ci riesce bene. 


Flap... toc (che sarebbe un punto premuto con enfasi che ha tanti di quei sottintesi che toccherebbe scriverne per giorni). 


  • - Magari andare a dormire? 

  • - Ho un’idea... 

  • - Le nostre idee ci mettono sempre in allarme, ricorda. Sulla carta non sono male, ma nella realtà sono invariabilmente sbagliate. 

  • - Ah-ah, vedi che sei sempre negativa? 


Laptop chiuso, lampadina spenta. 

Da una libreria esageratamente abitata, osserviamo la “collezione” di macchine per scrivere. La Remington extralarge lancia occhiatine seducenti; siamo tentate, lei ha l’esperienza di una meretrice ormai fuori mercato, ma sa il fatto suo ed è ancora bella... non sfiorisce mai. 


  • - Troppo pesante, non siamo in grado di spostarla. Infatti ci sbattiamo spesso il mignolino perché non riusciamo a sollevarla. 

  • - È un fatto. Giusto? 

  • - Sai che amiamo i fatti. 


Eccola! Su un ripiano, seppur nascosta da libri, ninnoli e dalla mancanza di luce, si fa avanti timidamente la piccola portatile parente della cicciona torturatrice di mignoli. 

Polvere. Polvere a cumuli, cirri, nembostrati, ma dentro la custodia lei appare linda, quasi splendente. Quasi. 


  • - È da tempo che non ci dedichiamo alla manutenzione delle macchine per scrivere... 

  • - E' da tempo che non passiamo l'aspirapolvere, se è per questo.

  • - È da tempo che ci dedichiamo a nulla di quello che ci piace. 

  • - Questo è un altro fatto. 

  • - Ma i fatti continuano a piacerci, giusto? 

  • - Eh. E sono l’unica cosa a cui ci dedichiamo con solerzia: i fatti. Ci fa mica bene. 


Prova tasti: il nastro è esuberante nonostante il lungo periodo s'inerzia, tuttavia alcuni tasti sono un filo restii (tipo la A, che serve un casino). Si parte alla ricerca dello spolveratore di aria compressa e del dosatore d’olio con pipetta.  


  • - Una goccia qui... ops, il tappo non era ben avvitato. 

  • - Porta sfiga rovesciare l’olio. 

  • - Non che la cosa ci possa alterare più di tanto i parametri della vita. 


Ormai sono le 3 passate, ma abbiamo fatto un buon lavoro. Remington sul tavolo. 


  • - Naaa, va mica bene. Sa di segretaria anni ‘50. 

    - Ci sediamo sulla panchetta e la mettiamo sulle ginocchia. 

  • - Come Montanelli inviato di guerra. 

  • - Lui usava una Corona. 

  • - Chi se ne frega! Noi non siamo in guerra e ancor più non siamo Montanelli, anche se ci abbiamo provato. 


Viaggio nei ricordi. Pioveva sempre. 

TaptiptapÈ tutta un’altra cosa. Entusiasmo.


  • - Tocca tagliare le unghie. 

  • - Te l’avevo detto. 


Unghie accorciate. 


  • - Non basta. 

  • - Vabbè, non posso nemmeno amputarmi una falange. 

  • - Avvertiamo un dolorino alla schiena. Posizione oltremodo scomoda.

  • - Ma si scrive da dio. I fogli iniziano a posarsi a terra come foglie d’autunno. 

  • - Ti serve un editor. 

  • - Mi fanno male i polpastrelli. 

  • - Ringrazia che abbiamo vicini con problemi d’udito. 


Dling. Che suono incantevole!  

Pollice sulla levetta e si sposta il rullo. 


  • - Lo sentiamo il dolorino al polso? 

  • - È il tunnel carpale. 

  • - Siamo da rottamare? 

  • - Evidentemente. 


Poi toccherà ribattere tutto sul laptop. 


  • - Andiamo a dormire? 

  • - Direi di sì. 


FINE 

 

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