La complessa gestione del successo

Qualche giorno fa, parlando con amici che come me scrivono, ci si chiedeva se e come saremmo sopravvissuti ad un'improvvisa e travolgente ondata di successo. Loro erano perfettamente allineati alla teoria che il successo non ti cambia, soprattutto alla nostra età. 
Io ci ho riflettuto e prima di rispondere mi è salito un portentoso attacco d'ansia, quindi sono intervenuta nella conversazione con un suono gutturale e indecifrabile.
Quindi, come spesso accade quando mi impazzisce l'amigdala, ho iniziato a scherzarci su.

Ma questa sera ci ho ripensato per via di un fatterello accadutomi in mattinata. Poi, da cosa nasce cosa, e ho collegato l'evento con uno simile di cui avevo preso nota.
Quindi, condivido con voi due brani del mio "diario", da cui si risulta evidente che l'argomento mi turba (anche se ho la certezza di non correre alcun pericolo rispetto al successo), perché continuo a prendermene gioco.
Premetto che ogni fatto qui narrato è realmente accaduto.

13 ottobre 2020 
Stamattina mi hanno riconosciuta, fermata per strada, ero quasi pronta a firmare un autografo, se solo la mina della matita non si fosse suicidata in borsa.
In fila davanti alla panetteria, un uomo mi si è avvicinato:
- Lei è quella della Cinquecento azzurra, vero?
Ho subito pensato di mettere Gabriella Kuruvilla e Mauro Gatti (autori della meravigliosa copertina di Più dentro che fuori, oltre che della Banda) nella lista dei regali di Natale.
- Sì - ho risposto un po' titubante, ma comunque tanto emozionata.
- Senta, ho saputo che ha problemi con la batteria dell'auto. Se le interessa, ne ho di nuove a prezzi che nemmeno se ne accorge - bisbiglia.
Smetto di frullare la mano nella borsa alla ricerca del temperino.
- Ma me la monta lei? Cioè, mi serve un preventivo all inclusive...
- E come no! ... ma sa che la conosco?
Ricomincio a frullare. Eppure il temperino c'è, ne sono certa.
- La ruota di scorta della Niva, quando gliela avevano rubata...
- A dirla tutta l'avevo persa, ma la sua versione la preferisco.
- Comunque, gliela avevo venduta io (entusiasmo). Si era trovata bene, no?
Annuisco e rispondo che ci penserò, mi lascia il numero di telefono.
Hanno ragione i vipsss (esse serpentosa): il successo è difficile da gestire.

4 maggio 2021
Di nuovo. Mi hanno riconosciuta per strada. Eh, il successo!
Mi defilo un attimo da una coda esasperante per fumarmi una sigaretta, che in questi casi aiuta sempre.
Mentre aspiro, tossisco e rantolo (è tempo di riflettere sul dare un taglio al tabacco, ma lo farò nell'intimità di casa dove posso piangere senza pudore), scorgo una gnometta graziosa che mi sorride con eccessivo entusiasmo.
Penso "ormai la mia notorietà ha raggiunto anche i bambini, tocca farsene una ragione".
La bimba tira il braccio alla mamma e anche lei inizia a guardarmi.
"È lei!", insiste la piccina in t-shirt rosa fucsia.
Questa volta ho taccuino e matita, un autografo ci può scappare... forse anche un selfie, se proprio insistono; ovvio che terrò la mascherina perché i bambini sono un coacervo di virus e batteri (morbillo a parte, non ho fatto altre malattie infantili. Una varicella potrebbe spingermi all'infanticidio, per dirne una) e anche perché ho un accenno di baffetti alla Poirot che mi ostino a non estirpare da un po'.
Ma poi osservo meglio la faccina che persevera a guardarmi con un briciolo di quella che definirei insolenza (ma una fan è una fan, prima o poi ci si deve fare l'abitudine), e finalmente ricordo che è la piccola che, a volte, mentre pranzo e ceno, mi saluta dal terzo piano del casermone a lato della mia cucina. Almeno, mi pare lei; già fatico a riconoscere gli adulti, figuriamoci gli umani in miniatura.
"È la signora che lecca i piatti", dice il mostriciattolo alla sua genitrice.
La madre è imbarazzata, ma mai quanto lo sono io.
"Sa - mi dice la signora, sfoggiando un sorriso falso come i miei orecchini di diamanti - da quando la vede dal balcone ha preso a leccare il piatto anche lei". La madre mi odia, ne sento l'energia negativa, desidera consigliarmi l'uso di tende ma non osa.
"Tesoro, non si fa": improvvisamente mi trasformo in una dolce educatrice; la Mary Poppins di Mirafiori Sud.
"Ma tu lo fai", la bimba improvvisamente sfoggia una vocetta petulante e lo sguardo accusatore.
"Lo faccio da sempre e infatti nessuno mi ha mai sposata... se lecchi i piatti resti sola tutta la vita. Non becchi un uomo nemmeno con una rete a strascico".
La madre si vergogna per me, noto anche un accenno di compassione, ma forse è solo una mia impressione.
Un'altra giornata con un pizzico d'imbarazzo, ma almeno questa volta non hanno tentato di vendermi un treno di gomme o una batteria nuova.
Comunque la gente mi riconosce.
Sono soddisfazioni.

Piccola riflessione finale: ambisco a vincere il Premio Pulitzer, su questo non ci piove. All'ansia paralizzante penserò a tempo debito. Magari anche finire su un francobollo. Tutto ciò senza muovermi da casa, ovvio.


Francobollo Georges Perec (Collezione privata, mia)


Commenti

Post popolari in questo blog

Lavoro a domicilio: vince il sesso

Ne usciremo migliori? Ciau bale!

Agorafobia e taglio dei capelli