Buon rientro!

    Oggi compio 56 anni. Sono tanti? Sono pochi? Da un rapido calcolo, direi che sono giusti, ma fatico a sentirmeli. Anche se due giorni fa ho capito che di certo giovane non sono più, non a causa degli anni che compio, ma perché entrare in casa passando dal balcone (esercizio eseguito agilmente con una frequenza pari alle volte in cui mi chiudo fuori, ossia spesso) mi ha vista protagonista di un incidente esilarante da articolazioni che si stanno intirizzendo; per ora preferisco non parlarne perché fa ancora male, letteralmente.

Scattata la mezzanotte ho deciso di riaprire le frontiere. Mi ero un po’ confinata in me stessa, isolata dal mondo per dedicarmi ad altri territori più circoscritti, meno rumorosi, ansiogeni, nevrotizzanti. Poi, come sempre, si scopre che stare con se stessi non è una passeggiata: ci si disturba abbastanza spesso.

Comunque, male non mi ha fatto; ma è tempo di tornare a guardare fuori, ascoltare le voci, comprese quelle che risultano urtanti; perché ho imparato che si può anche lasciarsi attraversare dalla rabbia altrui rimanendo illesi.

Eccomi qui, modem acceso, a leggere e scrivere (più scrivere, lo ammetto, perché l’ingresso degli altri deve essere scaglionato, regolato dall’adeguato distanziamento, serve tempo per organizzare il tutto senza incidenti).

Nel frattempo in Afghanistan è saltata la polveriera e, spiace dirlo, ho confermato una mia vecchia teoria (chiamiamola pure pregiudizio, perché questo è): non vorrei un americano nemmeno come amministratore di condominio.
Il mondo è saturo di guerre, dolore e virus che galoppano anche quando il caldo dovrebbe sedare ogni velleità nefasta. E in giro, c'è ancora chi litiga per cazzate.

Una mia cara amica, fieramente battagliera, sta percorrendo la strada verso la fine, e io non ho avuto il coraggio di andare a salutarla dalla finestra dell'ospedale; cosa della quale mi pentirò per lungo tempo. Ma lei, che come me ha sempre nutrito una discreta fobia per quel luogo,  capirebbe. Ciò non mi consola ed è giusto che sia così. Tuttavia, da più di un'ora continuo a controllare il telefonino, perché per circa 30 anni è stata lei la prima a farmi gli auguri: mi diceva “buon compleanno, ora vado a dormire perché ho aspettato la mezzanotte con un abbiocco che è già tanto se non sono caduta dalla poltrona”. Oggi non si è svegliata e io desidero i suoi auguri più di qualsiasi altra cosa.

E mentre sono qui a spargere banalità, aggiungerò la più grossa: nulla quanto la morte fa riflettere sulla vita. Riflessioni che vi evito perché sono oltremodo banali, appunto.

In questi giorni non sono rimasta con le mani in mano, sia chiaro.

Ho lavorato su un programma per ridurre le sigarette quotidiane. Un solo punto: fumare meno.

Ho smesso con la dieta salutista perché ho appurato che: 1. comunque fumo troppo anche seguendo il programma di cui sopra, 2. la stroke unit e la cardiologia del vicino ospedale fanno miracoli, 3. la vita è troppo breve, imprevedibile e a volte dolorosa per negarsi una Sachertorte.

Sto convivendo con una febbricola post-vaccino non troppo fastidiosa, che mi ha dato modo di comprendere quanto anche il mio organismo soffra di una sorta di fobia sociale, che gli crea una punta di fastidio qualora debba intrattenere ospiti per un tempo superiore a quello di una sana digestione.

Mi sono presa cura di piante, gatti, cani, piccioni e lumache. Perché la vita breve (eccetera) è preziosa per tutti.

Ho avuto conferma che la gentilezza costa nulla, mentre l'astio ha un prezzo altissimo che non mi posso permettere. Quindi, continuo ad essere gentile, che mi viene persino naturale. Pensate che anche quando mi scappa un vaffanculo, un osservatore attento può notare un certo garbo.

Ho visto 3 volte L'uomo che fissa le capre (l’ultima, stasera), se non altro per mettere a tacere le voci infondate e infamanti che mi accusano di simpatizzare per l'intellettualismo. Sull'onda della pellicola, mi sono regalata una canotta di cui allego foto perché ritengo sia di una bellezza da condividere (la bellezza va sempre distribuita con generosità). 


Ho dato qualche lezione base di meditazione e avuto modo di confermare a me stessa che questa pratica ha qualcosa di miracoloso. Almeno per me. Invece, chi da me impara, probabilmente giunge alla consapevolezza di volermi picchiare, ma insegno gratuitamente, quindi nessuno osa.

Ho avuto l’ennesima prova che scrivere distrae la mente, ma è una droga: quando si coglie che il dosaggio aumenta esponenzialmente, è buona cosa interrompere per un po' e disintossicarsi pensando, tra le altre cose, alla vita reale e ai suoi personaggi, che non fanno ciò che decido io e quindi sono più sensati e interessanti.

Ho alternato momenti di entusiasmo ad altri di malumore, nelle fasi intermedie ho dormito.

Cos'altro... sono stata molestata da due cani spaventosi (dopo avermi fatta cadere, il boxer mi teneva ferma e il pittbull ha provato a stuprarmi; il tutto sotto minaccia di denti abbastanza intimidatori, ma preferisco dimenticare); ho giocato un po'/tanto/troppo con la PS; mi sono infatuata e disinfatuata (il vocabolario non approva)  nel giro di un'ora scarsa: purtroppo lui ha aperto bocca per esprimere due o tre concetti, e nemmeno uno brillava per originalità o senso dell'umorismo, ma l'ho trattato con delicatezza perché nemmeno io brillo e, fondamentalmente, perché chiunque s’interessi a noi merita tutta la dolcezza di cui siamo capaci; ho continuato a fotografare il cielo, a guardare con stupore infantile le nuvole che cambiano forma e a non togliere la polvere dai mobili, tuttavia ho acquistato uno stock di prodotti adatti allo scopo... che finiranno per prendere polvere.

E null'altro di significativo, almeno per voi (non che vi abbia regalato delle perle, lo so).

Ora si ricomincia la solita routine: da domani tocca sbloccare la sveglia, e di questo mi dispiace un po'.

Buon rientro a tutti voi che siete stati fuori. E anche (soprattutto) a chi non è uscito. 

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