Un'estate tra i polli
Mi sono detta "se a casa devo stare, tanto vale occupare il tempo in modo produttivo".
Così ho trascorso l'estate tra polli e denti; fatto singolare che potrebbe fare riflettere, avendo del tempo da perderci: i polli non hanno denti, anche se i pulcini sono dotati di una protuberanza calcarea, una sorta di dentino che serve a rompere l'uovo e che perdono subito dopo; ma non siamo qui a fare scienza.
Un'estate strana, a tratti dolorosa, di quelle che si fatica a dimenticare. Ma il romanzo che da due anni sta circolando tra quei pochi neuroni rimasti, sta giungendo al termine.
Devo ammettere che mi sono scelta "consulenti" decisamente sul pezzo, veri esperti, sapienti, ma soprattutto dotati di grande pazienza e della rara capacità di sorvolare sulle mie stranezze: due veterinarie (una specializzata in allevamenti, anche di polli) e un dentista che, a ore quantomeno inopportune, mi hanno edotta su argomenti di cui ignoravo tutto e anche di più.
Scrivo da tanti anni, ma questa è stata un'esperienza singolare perché per la prima volta non ho ascoltato solo me stessa, ma mi sono affidata ad altri.
Non so se il risultato sia degno dell'aiuto ricevuto, di certo ne è nato qualcosa di diverso... forse meno divertente e più contaminato da quanto sta accadendo fuori dalla mia tana. Perché fuori c'è il caos, c'è rabbia, c'è una punta di odio destabilizzante, si fatica a non coglierli e a non lasciarsene condizionare.
Mi fa sorridere ripensare a quando la mia editor preferita mi disse "Dovresti mettere giù qualche riga sui personaggi principali del romanzo", e io risposi "Ok, ora mi ci impegno. Appena finisco, ti mando il file". Mi salì l'ansia, come sempre quando devo consegnare un lavoro, furono ore di duro lavoro... e poi inviai questo:
Mica facile, non ho mai saputo disegnare (e si vede). Posseggo uno sproposito di matite, pennarelli, colori, che utilizzo per scrivere. Non so se il mio sforzo sia stato apprezzato (lei mi è sparita, il che mi impensierisce), ma sono certa che non ne sia rimasta particolarmente stupita; ormai mi conosce.
Perché le galline? Mah, forse perché da bambina una gallina era il mio animale "da compagnia", fino a quando fu deciso che quell'animale non era adatto alla vita d'appartamento cittadino e mi fu tolta. Ancora oggi mi sale un po' di magone quando ripenso a quell'allontanamento; ci volevamo bene (lo sapevate che i polli hanno un'affettività paragonabile a quella di cani e gatti?), e lei morì pochi giorni dopo essere stata inserita in un pollaio.
Ma bando alla tristezza, ora sono cresciuta fin troppo per perdermi nei ricordi infantili.
Però, un però c'è sempre che lo si voglia o meno, giorni fa mi è apparsa la pubblicità di questa meraviglia (fai ricerche online su un argomento e per mesi compaiono pubblicità a tema anche mentre leggi le notizie di cronaca... il Grande Fratello ti vede, fortuna che non è quello televisivo).
Il prezzo è veramente modesto e ci ho fatto un pensierino, magari per la casa di due amici che insistono perché mi trasferisca con loro in mezzo alla campagna.
Ma mentre eravamo nel dehor di un bar e proponevo di adottare una bimba da fare crescere in un ambiente sano, e con uno di loro si discuteva della nostra povertà di mezzi (ho ribattuto che crescere nell'indigenza, ma con amore, è garanzia di un futuro in cui ce la si cava in qualsiasi situazione), l'altro ha esordito con "Io non voglio nemmeno le galline". Le mie speranze hanno subito un arresto violento, ma continuo a sognare e ora vado a lavorare in un finale che, almeno sulla carta, mi soddisfi.
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