Non toccatemi i depressi!

Stavo lavorando.

Poi mi sono presa una pausa perché nessuno rispondeva più ai miei messaggi WhatsApp e iniziavo a sacramentare (intransitivo) con un astio propedeutico alla gastrite ulcerosa.

Intanto, lo schermo del computer sembrava impiantato sulla home di Facebook; e lì c’era un post che mi guardava, sembrava farlo apposta.

Una “tizia” (intransitiva) scriveva qualcosa tipo “Sto uscendo dalla depressione. Ho capito che è solo una questione d’intelligenza”.

Ho come regola di base di non leggere post quando le pulsazioni superano i 90 battiti al minuto, ma quello mi chiamava…

Mi sono sgranchita le dita (tipo pianista professionista), con l’idea di partire da un assunto, qualcosa d’inopinabile (tipo, “sei un’imbecille”),  aggiungere un’altra proposizione dichiarativa e giungere alla conclusione: insomma, ricamarle un sillogismo su misura.

Poi, sempre nelle mie intenzioni, le avrei elencato un’infinità di menti eccelse affette dal mal di viere, in qualsiasi campo del sapere, della creatività e di diosolosacosa: da Nietzsche a Mozart, da Einstein a Michelangelo, Newton, Schopenhauer e Darwin,  passando pure per la Rowling che, dite quel che vi pare, per me ha scritto una saga geniale. Una sfilza di nomi da farmi venire i calli alle dita e instillare qualche dubbio nell’autrice di quella vaccata.

Quindi volevo citarle lo studio di una neurologa di cui non ricordo il nome (perché sono intelligente, depressa, ma con capacità mnemoniche paragonabili a quelle di un gerbillo ubriaco), che pare abbia dimostrato la forte tendenza delle menti geniali a sviluppare disturbi a profusione: ansia generalizzata, attacchi di panico, varie fobie, disturbi bipolari e depressione (appunto).

Ma, come scrisse Borges, “Il dubbio è uno dei nomi dell’intelligenza”.

Mi è sorto un dubbio, guarda a volte il caso… e l’intelligenza.

Quel post poteva essere una provocazione, anche se mi lasciavano perplessa le decine di cuori che i “lettori” le avevano dedicato. Dato che era pubblicato su una pagina dedicata alla depressione e, quindi, frequentata da depressi (mi viene da pensare), forse non avevano afferrato che gli si stava dicendo che erano un branco di idioti? Forse era il caso di leggere qualche commento, prima di perdere tempo in un trattatello lungo come la Quaresima che avrebbe certamente scatenato polemiche e, da cosa nasce cosa, mi avrebbe fatto perdere un sacco di tempo ed energie necessarie per insultare (tra me e la stanza vuota) tutti quelli che si ostinavano a ignorare i miei messaggi (di lavoro, urgenti, finisce che mi tocca lavorare tutta la notte, rispondete!).

E lì mi sono accorta che tutto era bloccato, fermo, come in Matrix quando stoppano il programma e Keanu mi resta lì, basito, a guardarsi attorno.

È finita che ho preso uno Xanax.

Così, mi sfogo qui. E non riuscendo più a trovare il post in questione (sono intelligente, depressa, ma trovo un cazzo), non saprò mai come l’eccezionale QI della “tizia” l’abbia salvata dalla più nera disperazione.

Mi fa un po’ rabbia, ma ora torno al lavoro perché potrebbe di nuovo saltarmi Zuckerberg con tutta la baracca, e avverto già una punta d’acidità di stomaco.

Ultimamente sono tanto irritabile, sì.

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