Insonnia: cause in questa casa

Uno dei massimi esperti del settore mi ha detto che devo riportare alla normalità i ritmi circadiani. 
Dopo essermi consultata con un buon vocabolario, ho riflettuto parecchio su cosa s'intendesse per normalità. 

Nell'infanzia stavo spesso con gente insonne che detestava restare sveglia da sola; poi, al mattino mi rifilavano una manciata di chicchi di caffè da sgranocchiare durante la scuola, dove dormivo con la testa sul banco e, causa chicchi da sgranocchiare, ho sviluppato un'intolleranza alla caffeina e una tachicardia precoce; altri che mi ospitavano iniziavano a litigare col favore delle tenebre o si dedicavano ad attività più soddisfacenti ma altrettanto rumorose: comunque sempre in coppia. Io ero spaiata, sempre stata spaiata.

Nell'adolescenza ho iniziato a girovagare qua e là, prevalentemente di notte perché di giorno c'era ancora la scuola dove continuavo a dormire, ma con la testa sulle gambe del compagno di banco che diventava paonazzo ogni volta che il professore di filosofia chiedeva "cosa state facendo laggiù?".

Poi, iniziando a lavorare, l'insonnia è diventata un vero problema, quindi ho provato ad assumere farmaci appositamente studiati per agevolare un sonno comatoso, ma non mi piacevano perché mi facevano dormire anche da sveglia.

Ma al professionista dei ritmi circadiani normali, che tentava di capire quali pensieri mi tenessero sveglia, non sono stata a raccontare vicende di storia antica e mi sono attenuta alla situazione attuale.
"Inquinamento acustico", ho detto.
Mi ha chiesto di spiegarmi meglio.
Bene!
L'orario per me quasi ottimale, se proprio mi si obbliga a dormire con il buio (cosa che non gradisco, ma mi pare di averlo già scritto), è l'una, massimo l'una e mezza. 
E qui attacca la sinfonia dell'orchestra rionale.
Alle 2, il fornaio sotto casa alza la serranda che suppongo si stata oliata l'ultima volta nel 1942 (data la difficoltà dell'operazione, il fornaio e il personale associato si lanciano in una gara di bestemmie);
Alle 2.15, cascasse il mondo, parte l'impastatrice, che produce un discreto rumore rotatorio;
dopo un po', diciamo alle 3/30 quello stesso suono ripetitivo agevola l'addormentamento, ma arriva l'odore di pizza appena sfornata e mi viene fame, quindi mi alzo a mangiare;
alle 4.30, dall'ampia autorimessa sita esattamente davanti al portone di casa mia, iniziano ad uscire i banchi motorizzati del mercato... uno ad uno, fino alle 6.30, minuto più, minuto meno; quella sinfonia di motori disturba i cani presenti in un raggio di circa un chilometro, che quindi attaccano ad abbaiare;
nel frattempo arrivano i furgoni dei rivenditori di pane, i cui autisti si sono persi la lezione a scuola guida in cui insegnavano a spegnere i motori; in casa entra l'afrore di gas di scarico, oltre al vociare iroso dell'ingorgo creato da banchi motorizzati e furgoni in una via stretta, con auto perennemente parcheggiate in seconda fila (c'è sempre chi suona il clacson con una petulanza allarmante);
a questo punto si alzano tapparelle e potenziali baritoni strillano "la smettete con questo casino?", da cosa nasce cosa e, a volte, altri urlano a chi urla.
Poi è ora di alzarmi.

Lo specialista ci ha riflettuto.
"Ha provato i tappi per le orecchie?"
"Si", ho ammesso, " ma non mi piacciono perché non sento anche quello che voglio o sarebbe consigliabile sentire... tipo il verso dei gabbiani, che all'alba si svegliano per il loro concerto quotidiano, che mi piace proprio tanto... e se entrano i ladri? Con i tappi rischio di svegliarmi con sensibile ritardo, rispetto al loro ingresso, e trovare ai piedi del letto due energumeni che mi guardano con astio perché non c'è nulla da rubare: francamente sarebbe scioccante. E se i vicini urlassero per qualche motivo e io non andassi prontamente in loro soccorso? Si fidi, è meglio che stia sveglia." 

Il dramma è un altro: potrei dormire il sabato notte, e indovinate qual è il problema... c'è troppo silenzio.




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