Teoria del pistacchio per combattere la rabbia

 Non mi arrabbio. Mai.

Io mi irrito, che è diverso.

Ma anche irritarmi non è facile; c'è gente che ci prova di continuo, senza sapere che ho una mente da meditante: la svuoto e poi mi concentro sul respiro; aria che entra, attraversa le narici, passa alla gola e giù fino all'addome, poi inizia il viaggio a ritroso.
Provate a irritare qualcuno che si concentra sul respiro e capirete quanto può essere irritante per voi, ma non per il soggetto che si vuole irritare (irritante anche la ripetizione del verbo irritare, vero?).

Ora, data questa premessa, vi parlerò dei pistacchi.
Il pistacchio mi piace molto, in ogni sua forma (compreso il gelato verdolino che, a quanto mi si dice, non è tra i gusti più gettonati).
Per motivi che mi sfuggono, negli ultimi anni il prezzo dei pistacchi è notevolmente aumentato, quindi ne sgranocchio pochi e sempre più raramente.

Ma vuoi privartene a Capodanno? No!
Acquisto una confezione da 300 grammi, prezzo 6,99 euro (7 euro, senza girarci attorno). Tenendo conto che l'argento è quotato 20,49 euro al grammo (20 e 50, sempre senza giraci attorno), se mi astengo per un po' di tempo dall'assunzione di pistacchi, posso comprarmi un altro anello per la mia collezione.

Ma non divaghiamo.
Sono sul divano a godermi un filmetto e apro la confezione che verso in un bellissima ciotola (poi ci arriveremo). I primi due gusci sono vuoti come il cervello di una ragazzina che da grande vuole fare l'influencer (con questo non intendo offendere le influencer che, visto il rapporto sforzo-risultati, sono decisamente più intelligenti di me; sia chiaro).
Comunque, sistemo in un apposito spazio sul tavolino tutti i gusci vuoti per poi contarli e appurare se alla fine (tanto li mangio tutti) ci sono i semi, cioè la parte commestibile tanto buona.

Penserete che non sia una cosa tanto normale da fare, ma se mi diventate ossessivo-compulsivi inizierete a capirmi.
Nove gusci e due semi.
E allora mi irrito.
Anche con la mente ben ferma sul respiro, mi girano le balle.

Per un momento medito di prendere la bilancia da cucina, pesare i gusci vuoti, applicarmi in una divisione seguita da una sottrazione, e poi scrivere all'azienda produttrice chiedendo un rimborso.
Poi penso che, sempre valutando il rapporto sforzo-risultati, sono pigra. E mi passa.

Scrivo di pistacchi, ma il vero problema è che davanti alle grandi ingiustizie (la drupa è un micro-problema da microcosmo infrequente), la mia irritazione aumenta esponenzialmente sempre più, fino a somigliare quasi alla rabbia.
Dal momento che non mi arrabbio, finisco per veicolare quel sentimento, che in passato (fino a qualche mese fa) mi faceva sbraitare fino ad entrare in iperventilazione (che rende nevrotica la pratica dell'osservazione del respiro), nelle piccole cose associandole a calcoli numerici che, mi confermerete, sono sempre distraenti.

Comunque, ho acquistato una bellissima ciotola giapponese (pagata 1 euro, cifra tonda senza bisogno di girarci intorno) che allevia la frustrazione da pistacchi).
Il segreto è mettere qualcosa che urta in qualcos'altro che ci piace.
Ad esempio... ormai infilo il pianeta Terra con un buon numero di abitanti umani nell'Universo, e mi calmo.



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