L'ho visto da lontano

 

Una passeggiata in centro. Non c’è la folla che ti aspettavi; meglio.

Ma da quanto tempo non camminavi per quelle vie? Da quanto tempo non ti fermavi a guardare? Pare un’altra città.
I negozi sono cambiati. C’era quell’antica bottega e ora non riesci nemmeno a capire cosa vendano. E lì, il tuo bar preferito, decadente e un po’ buio, ora ha luci colorate, il bancone da astronave e due fighettini che smanettano con lo shaker. Fa tristezza, ma già lo avevi visto passando oltre velocemente. Perché permettono di snaturare così una città? Perché ne svendono l’anima?

Poi, da lontano vedi lui. Ti fermi, senti salire una punta del buon vecchio panico. È tanto tempo che non lo incontri; lo osservi. Non si somiglia più: è dimagrito, è invecchiato, non ha più lo sguardo sprezzante e fiero, sembra solo stanco.

Così senti l’impulso di corrergli incontro e abbracciarlo, anche se sai che lo imbarazzerebbe perché “c’è gente che ci vede”.
I ricordi s’inseguono veloci. Lo hai odiato per le cose che ha fatto e detto; non è vero: lo hai odiato per le cose che non ha fatto e detto. Ma l’odio dura poco, purtroppo, e diventa indifferenza. È quell’indifferenza che alla fine pesa.

Ti nascondi, continui a guardarlo, il tuo umore ha il colore del cielo di oggi. Sta per piovere quella pioggia leggera, insulsa, che non ti costringe a cercare un riparo.
Intanto ti specchi in una vetrina e noti che anche tu sei invecchiata, che anche il tuo sguardo si è fatto più pesante… ma ti vedi tutti i giorni, mica ci fai caso.

Perché è solo? Non sai se la cosa ti fa piacere, per un attimo pensi di sì. L’attimo dopo ti chiedi perché nessuno sia accanto a lui e vorresti urlare “per favore, avvicinatevi a quell’uomo e fatelo sorridere; non lasciatelo solo!”.
Vorresti che qualcuno più alto camminasse davanti a lui, nascondendone il viso. Ma no, troppo alto.

Svolta ad una traversa, ricominci a respirare. E poi cosa fai? Corri fino a quando il campo visivo lo riaggancia. Cammina veloce, l’ha sempre fatto; anche quando non riuscivi a stargli accanto, soprattutto quando ti lasciava indietro.

Segui una schiena, in lontananza. Non si ferma, probabilmente guarda soltanto davanti a sé. Nulla lo distrae e ti dispiace.
Sai esattamente dove sta andando e quando sai che è arrivato… lui si dirige verso i treni e tu scendi i gradini della metro.
Direzioni opposte. Passeggiata finita.

Torni a casa, ti prepari un pranzo leggero perché la fame è passata. Intanto guardi alla TV un programma in cui ristrutturano case vecchie, cadenti, piene di problemi, di cavi scoperti e di soffitti che stanno per crollare.
E vorresti essere quella casa.

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