Piccola digressione sul romanticismo.

 

Serata con due amiche che, per questioni di privacy e amore di sintesi, denominerò A1 e A2 (tipo strade con pedaggio): teiera con poetico earl grey, caffettiera con prosaico Lavazza, cibo spazzatura vario, Miss Marple alla tv che sferruzza e risolve misteri.
Intanto si chiacchiera, perché quella Marple lì l'abbiamo già vista. A dire il vero, io sono più silenziosa per via del fatto che non ricordo chi è l'assassino (e non sono la più anziana del gruppo; fa pensare e preoccupare).


A1 - Perché oggi gli uomini hanno perso il romanticismo di quando avevamo 20 o 30 anni? È una vita che nessuno m'invita a cenare in un bel ristorante... un caffè, al massimo l'apericena... che è una parola quasi più odiosa di...
Io - Metastasi? - Se serve un aiuto con sinonimi e affini, non mi tiro indietro.
A2 - Fiori, un ciondolo... mai più visti. Sto da un anno con A3 (come sopra) e si è pure dimenticato l'anniversario: è uno, mica cento! E il compleanno, pure a Natale è caduto dal però. Manco avesse l'Alzheimer.

A1 e io (per solidarietà femminile) - Che stronzo!

A questo punto mi sento in dovere di risollevare il morale generale, tanto Miss Marple se la cava anche senza di me.

Io – È che gli uomini d’oggi su cui blateriamo sono gli stessi di quando avevamo 20 o 30 anni; sono proprio loro, non c’è da controllare i documenti d’identità, il fatto è che nel frattempo siamo invecchiate, loro sono rimasti romantici ma solo con le venti/trentenni. Non è giusto? Beh, nel mondo accadono un casino di cose ingiuste.

L’affermazione genera un po’ di tristezza collettiva; e anche astio nei miei confronti, lo vedo come fosse un solido in ghisa che sta per abbattersi sulla mia testa.

Parte la rimembranza di antiche cenette a lume di candela e di locali che sospetto esistano solo in un universo parallelo o in qualche libro di Rosamunde Pilcher. Questo viaggio nel passato e nel romanticismo defunto mi porta a riflettere: chissà perché, in fase di corteggiamento, mi hanno sempre invitata a cena in ristoranti assai lussuosi? Quelli dove hai un cameriere che ti sta alle spalle per rabboccarti il bicchiere e spargerti un po’ di pepe sul risotto (odio il pepe, non mi piace e sveglia la gastrite, e anche il risotto non è tra le mie priorità gustative; ma soprattutto mi inquieta avere un estraneo alle spalle, che sia uomo, donna o animale); oppure, forse peggio, cenetta romantica in pseudobettole per pseudoartisti, dove si sta svaccati ma in modo studiatamente creativo.

Secondo le mie amiche, il posto in cui ti porta un “pretendente” (che meraviglia aver passato i 50: si usano parole che paiono uscite da un romanzo di Jane Austen)… dicevo, per loro la scenografia dà la misura di quanto un uomo tiene a te, di quanto vali per lui, di quanto vale per se stesso (qui mi ero un po’ distratta, quindi non ho ben capito), della sua capacità di offrirti cose belle, preziose. Attenzione, pare che non vi sia alcun collegamento con la disponibilità economica del soggetto di cui sopra; il romanticismo c’entra nulla col conto in banca, a parte per quella facezia del viaggio verso l’universo parallelo e di quel po’ di champagne che “ci vuole” (una di loro, la A2, è per la trattoria e il grignolino, e mi pare più sensata; tuttavia ormai la invitano solo per il solito caffè):

A2 - E cosa può capire una persona di me nel tempo di un caffè?

 Ha ragione! Sacrosanto, quasi sottoscrivo, pur pensando tra me e me che di solito, ai più, frega poco di capire come sei dentro (vale mica solo per gli uomini, sia chiaro). E, resti tra noi, se con una persona c'è alchimia lo capisci già quando entri nel bar e lo vedi seduto al tavolo che pensa ai fatti suoi.

Intanto rimugino e in un amen confeziono la mia storia romantica, vagamente fantascientifica ma il genere mi piace anche in letteratura.

- Invece… invece, - attacco sperando di guadagnarmi l’attenzione di amiche che mentalmente sono a Dubai (magari in trattoria, col grignolino; in questo caso l’uomo non deve essere solo romantico, ma anche un mago più potente di Albus Silente).

- Invece, - qui non c’è la pausa ad effetto, è solo quell’attimo di tentennamento che sopraggiunge con l’esternare la verità, - ho sempre sognato un appuntamento a mezzanotte, davanti a uno di quei furgoncini poco stanziali (giusto per mandare in confusione gli ispettori dell’Ufficio d’Igiene), dove ti servono panini che li puoi fare imbottire con quello che vuoi; un hot dog con cipolle abbrustolite su una griglia lurida (una volta a notte – anche due, nei “locali” migliori - la ripuliscono con la spatola da stucco; l’ho visto con i miei occhi)… che tanto poi la “cena” ti cade perché il tovagliolino è unto, indi scivoloso, e in mano hai già una lattina di coca cola e tra le dita c’è la sigaretta, magari stai pure ridendo… comunque, anche se quel panino lo raccogli dall’asfalto, non cambia la composizione batterica: lurido era e lurido rimane, è solo una questione mentale (non ho mai provato, temo non ci riuscirei, ma sono certa dell’identica potenza contaminante di piastra e marciapiede).

A1 e A2 mi guardano nauseate per via della sporcizia, del furgoncino, ora tarda, luogo squallido, eccetera.

- Mi capite? Quei posti da insonni e da intossicazione alimentare garantita.

Annuiscono. Il panorama è chiaro e continua a disgustarle.

- Il sogno, - continuo, perché ormai me ne frego dei loro sguardi, - è anche quello di non sentirsi in imbarazzo appena uno dei due dà segni di cedimento strutturale del distretto gastrointestinale; e, se si è anime gemelle lo si capisce anche perché poco dopo sta male anche l’altro (stomaco e intestino sono il secondo cervello, ci sarà un perché?). Tocca fare un saltino in ospedale per scoprire se è salmonellosi o se basta una flebo; e pretendere d’essere vicini di barella, così da tenersi per mano... E scoprire che nessuno dei due perde un’unghia di bellezza agli occhi dell’altro nemmeno se buttiamo fuori tutto ciò che abbiamo dentro, metaforicamente o meno.

Ora, le amiche ridono, sono convinte che stia scherzando, e invece sono certa che fino a quando non hai mangiato un panino stantio con qualcuno, non puoi sapere se quella è la persona giusta.

Io - Siamo tutti belli e affascinanti (chi più, chi meno) in abito elegante, edotti su quali posate usare, parlando a voce bassa delle questioni del mondo e dell’ultimo libro letto. Voglio che mi si parli di vita; non c’è nulla di più romantico di qualcuno disposto a raccontarsi, a spiattellare dolori e gioie, sogni e delusioni e fatti divertenti… magari ironizzare sottovoce sugli altri avventori e ridere con la bocca piena senza nascondersi dietro a un tovagliolo di lino. E poi c’è quel fattore dell’aria notturna, contaminata dal cumulo di gas di scarico delle auto di passaggio, che a quell’ora sono poche ma tendono a sgasare come fosse una gara. E c’è quella luce artificiale che un po’ confonde i connotati, e se ti sposti di un paio di metri c’è il buio degli assassini; così ci si protegge anche un po’. Che poi, se anche c’è l’assassino ti pare uguale al cameriere che non si scolla di quel mezzo passo dalla tua spalla, ma almeno non ti obbliga a fagocitare pepe nero. Può arrivare l’attacco d’ansia, ma se la persona è quella giusta la tensione non declina in panico perché non ti senti in imbarazzo a esprimere il disagio e quindi non trattieni, non metti un tappo alle emozioni, gliele vomiti sulle scarpe e l’altro non se ne lamenterà.

Mi dicono che suona tutto terribilmente e disgustosamente per nulla romantico. Ma - se ho torto, ditemelo senza imbarazzo - quello che conta non è il suono.

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