Influencer, social e autostima in uno show che mi è piaciuto.

 


Attenzione: spoilero il finale.

Cos'è l'autostima? Ce lo spiega in due frasi un'umorista britannica.

Ieri sera ho cacciato di frodo su una piattaforma di quelle che “prima pagare, poi vedere cammello”, ma io uso l'account di qualcun altro, così vedo cammello a sbafo.

La criticità di queste modalità d’intrattenimento, oltre al fatto che costano, è che gente come me (quelle che se una libreria è troppo grande tornano a casa senza libro) va in confusione dovendo scegliere tra tutta quella marea di roba suddivisa per categorie più confondenti del caos sulla mia scrivania. 

Dopo un periodo d’indecisione abbastanza lungo da convincermi che era ora di andare a dormire, ho pensato che in luogo di 10 o 20 euro al mese per un abbonamento alla TV on demand (non so esattamente il costo), il nuovo farmaco (mutuabile) che mi hanno prescritto per dormire (e che mi spaventa e quindi sta sul comodino come una statuetta di Sant'Antonio… non so se crederci, ma nel dubbio, al bisogno...) costa meno. 

Comunque, cercando Ricky Gervais (tutto già visto) mi sono imbattuta nello spettacolo di una tizia famosissima (e infatti non la conoscevo, mai sentita nominare: sto sempre sul pezzo), pluripremiatra, comica britannica.

Un quintale, forse più, di bellezza, intelligenza (quella vera, profonda, non da citazione che "la butto lì e scappo via fino a domani; fatevela bastare"), un senso dell'umorismo raro, potente.

Che donna!

Che essere umano! (Tanto per non farne una questione di genere, che a volte pare abbassare di una tacca il valore del talento).

Divertente, ho riso parecchio. Profonda, perché l’umorista degno di tale qualifica usa l’ironia e la battuta mentre ti fa riflettere sui guai della tua vita e, per estensione, sulle storture della società.

Lo spettacolo era incentrato perlopiù sull’uso dei social, l’abbattimento dell’umore al calo dei like e, ovviamente, gli influencer più noti in UK e i loro agguerriti fans.

E sul finale, seguendo un percorso senza interruzioni o cambi di corsia, la protagonista è arrivata a un punto fondamentale: l’autostima.

Rewind a ripetizione, per annotarmi i passaggi salienti.

"È mostruosa, oggigiorno, tutta questa follia dell'autostima. Ormai ci siamo dati l'abilità di crearcela in un attimo… Non dura. I social, quando pubblichiamo qualcosa, ci fanno sentire approvati, ci danno un po' di dopamina, ci fanno sentire bene… Non dura. Vi dico cos'è che mi infastidisce: queste ragazze (le seguaci delle o degli influencer) credono di aver aderito a uno stile di vita, in realtà hanno aderito a una setta. Seguire delle persone ed essere guidato dalle persone non fa crescere l'autostima. L’autostima, per me, è quando riesci a superare un evento doloroso diventando una persona più forte; senza cancellare, eliminare o evitare la merda. Affrontate la cosa è diventate persone diverse! La mia autostima non c'è sempre... e io so che la magia può avvenire solo se esci dalla zona di comfort”.

Lei è Jayde Adams. Lo spettacolo d’intitola “Serious black jumper”.


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