Breve storia del corpo umano (una guida per gli occupanti) di Bill Bryson
Questo libro mi ha seguita per ogni dove. È stato nel mio zaino per tre anni, ovunque andassi lui veniva con me. Mi ha aiutata, talvolta permettendomi di arrivare non del tutto impreparata ad appuntamenti di lavoro, mi ha fatto sorridere in momenti poco piacevoli, è stato una compagnia nei tempi di code e permanenza in sale d’attesa, mi ha distratta da qualche ansia e non è poco.
Forse per questi motivi ho sempre evitato di leggerne l’ultimo capitolo. O
forse perché parla della morte, e per quanto l’argomento sembri non turbarmi un
granché, sotto sotto si tergiversa.
Ci è voluto il mal di schiena, e la conseguente necessità di alleggerire il
carico quotidiano durante le uscite, per convincermi a sfrattarlo dalla sua
dimora mobile. L’ho trovato macchiato dal thè del thermos a tenuta controversa,
dalla mina dei lapis, dalle mie impronte digitali poco linde, e tra le pagine c’erano
foglietti con appunti, briciole di tabacco e zucchero dei Pavesini; ma finalmente
ho terminato la lettura (rileggendolo dall’inizio, perché non rischia di
annoiare nemmeno alla decima o ventesima volta) e ora ha trovato degna
collocazione nella libreria, tra i volumi da cui mai mi separerò.
Breve storia del corpo umano - una guida per gli occupanti, di Bill Bryson (Guanda editore) è
un saggio medico-scientifico che si legge come un romanzo. Nozioni per nulla
ostiche, battute qua e là realmente spiritose senza sforare nel black humor
(che sarebbe facile, a me verrebbe spontaneo), accuratezza nella ricerca di
dati e studi, interessanti contributi di medici e ricercatori di tutto il
mondo.
La prosa è spigliata, leggera, il nostro corpo e l’evoluzione della sua
cura attraversa aneddoti sugli esperimenti pioneristici della medicina, con
rivelazioni a tratti inquietanti ma rese lievi dalla sensibilità dell’autore,
che non manca di ricordare l’opera di tanti medici e studiosi dimenticati (o
del cui lavoro altri si sono presi il merito) eppure fondamentali per l’attuale
stato della prevenzione e della cura.
Ogni capitolo racconta un organo o un apparato (oltre a ciò che vi dimora o
li attacca, come batteri e virus, le abitudini che li danneggiano o ne aiutano
il corretto funzionamento) e fa comprendere quanto il nostro corpo sia
misterioso e complesso: in alcuni momenti mi è parso di leggere un libro
divulgativo sugli arcani recessi dell’Universo.
Interessantissimo, tra gli altri, il capitolo sul dolore e l’effetto
placebo: “Alcuni studi hanno dimostrato che chi riceveva una compressa colorata
e squadrata dichiarava di sentirsi meglio rispetto a quando ne riceveva una
bianca normale. Le pasticche rosse sono considerate ad azione più rapida di
quelle bianche. Quelle verdi e blu hanno un effetto calmante. Patrick Wall, nel
suo libro sul dolore, racconta che un medico ha ottenuto buoni risultati dopo
aver consegnato ai pazienti delle compresse mediante una pinza spiegando loro
che erano troppo potenti per essere tenute in mano. L’efficacia si riscontra
persino quando si dichiara che si tratta di un placebo.”
È un saggio del tutto dissimile da qualsiasi altro abbia letto sull’argomento.
È davvero incantevole, dal primo all’ultimo capitolo (sì, persino sulla morte
riesce ad affascinare).
“La clonazione riproduce all’infinito la stessa cosa, il sesso genera
Einstein e Rembrandt. E ovviamente anche tanti idioti”.
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