Riassunto 2023.

   Anno particolare il 2023. 

Difficile, capriccioso, a tratti insolente.

Ad agosto ci sono stati due pleniluni, che è cosa rara.

Sempre ad agosto ho compiuto 58 anni, che è un fatto che nella vita capita una volta sola.

Per i cinesi sta finendo l’anno del Coniglio (quieto e meditabondo) per entrare, dal 20 febbraio (o giù di lì), in quello del Drago, simbolo di potenza e fortuna (auguri ai cinesi, soprattutto agli abitanti di Hong Kong).

Il mondo si è concesso una nuova guerra, che tanto guerra non è perché di eserciti ce n’è uno solo ma, c’è da ammetterlo, sta spargendo morte e distruzione come se fosse una dozzina.

La mia vecchia auto se n’è andata col botto, letteralmente; ne è arrivata un’altra: occhi inflessibili, mascella volitiva e colore risoluto, originaria dal pezzetto di mondo che tollero meno (perché sono intollerante, è un fatto); tuttavia, ci stiamo studiando e nel frattempo intratteniamo un rapporto distaccato ma rispettoso, magari un giorno subentrerà l’affetto… la scorsa settimana, chiudendo la portiera, le ho detto “torno subito”, mi pare un buon segno.

Alcune persone se ne sono andate lasciando un vuoto, con altre c’è stato un allontanamento perché si è scoperto che c’era il vuoto.

Qualcuno è arrivato e ha portato meraviglia.

Ho fatto progressi col tai chi, ho ricominciato a praticare seriamente la meditazione, ho pubblicato il mio quarto romanzo.

Ho amato e odiato (non con la stessa frequenza o intensità, per fortuna); in mezzo, nei tempi morti, ha trovato spazio anche una discreta indifferenza.

Ho letto poco, a periodi ho trascurato gli amici e me ne dolgo, sono ingrassata, sono dimagrita, sono nuovamente ingrassata, ho camminato tanto.

Ho imparato cose nuove, non sempre utili: il pettegolezzo ora dilaga per mezzo degli screenshot, che sembrano aver valore di raccomandata con ricevuta di ritorno; di conseguenza, ho imparato a non lasciarmi andare a confidenze in chat, per evitare di vedermele riapparire davanti: letture tediose, di cui conosco già il finale); so riconoscere un bluff anche giocando a poker online; stare lontana dai social e dai telegiornali è un ansiolitico più potente dello Xanax; grazie a un’amica (Luisa, quella che mi ha spinta tra le braccia della famiglia Bronte), ho scoperto che esiste una cosuccia che si chiama epigenetica, mi sto appassionando, adoro trovare materiale nuovo con cui baloccare la mente.

Ho riscoperto il dono dell’indignazione, a volte della giusta collera.

Di nuovo c’è che, quando mi sale rabbia, ora la sfogo (sempre sorridendo, ovvio) e se chi la genera si sente ferito, non mi sento in colpa… ho imparato a difendermi anche dai sensi di colpa: rabbia repressa e sensi di colpa sono cibo per l’ansia.

Tuttavia, l’ansia c’è stata ma tollerabile, il panico ha fatto capolino giusto per un saluto veloce, qualche fobia si è trasferita altrove.

Da quest’anno, ho inaugurato una nuova regola domestica: per entrare in casa mia si passa dai tornelli del cuore; l’ambiente è più sereno e di gente ne passa ugualmente.

È nata Aram, la mia nipote dai grandi occhi neri. Per me che sono figlia unica e senza prole, più che una sorpresa è un miracolo; anche se sulla faccenda del non avere figli ho un dubbio, visti i messaggi su whatsapp in cui un mio figliolo mi implora di chiamarlo su un numero sconosciuto perché ha perso il telefono, il portafoglio e, pare, anche la sanità mentale; nei casi più preoccupanti lo hanno scippato e picchiato, povera anima. Tutto può essere: sono sempre stata un po’ distratta.

La salute? Mah, direi benino, non fosse altro che quest’anno non sono finita nel macchinario della TAC; un po’ mi è mancata, sospetto che il liquido di contrasto provochi dipendenza, ma ho già una mazzetta di prescrizioni per trascorrere il 2024 nel tubo tomografico computerizzato, nonché fortemente assiale, che ormai è come una seconda casa.

Non esco quasi più in pigiama o con una di quelle tute che, in passato, mi avrebbero garantito una particina ne “I Soprano”, indosso spesso un velo di rossetto e, a volte, persino un po’ di mascara; e infatti, per la prima volta da che abito nel mio delizioso quartiere (una vita), quest’anno mi hanno rubato il portafoglio.

Anche questo Natale, nessuno mi ha regalato un TARDIS perché, dicono, non è salutare indugiare su illusioni adolescenziali… ho ricevuto un bel po’ di sigarette (ho amici strani). Beh, c'era anche una bellissima borsa con tante galline che un'amica ha fatto per me: pezzo unico, lo adoro, sa di autentico affetto, vale più di una Fendi (che peraltro non avrei apprezzato).

Sto imparando a trattarmi bene (sigarette a parte, ma ci sto lavorando).

Bisogna prendersi cura di sé e di chi si ama. Tutto il resto è superfluo.

Buon 2024 a tutti voi!

 

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