La guerriera ipocondriaca

 Mi hanno sempre insegnato ad arrangiarmi da sola; è una lezione che ho imparato bene, e ne sono fiera.

Non sembra ma sono in gamba, tanto che sto facendo lavoretti di ristrutturazione con successo e uso il seghetto alternativo (di cui amo il nome ) e altri utensili non alla portata di tutti.
Tuttavia, devo ammettere di essere incappata in qualche incidente, perlopiù a causa della scarsa qualità dei chiodi cinesi, confermata da loro stessi (i cinesi) nel proverbio "di un buon metallo non si fa un chiodo, di un buon uomo non si fa un soldato" (che meraviglia!).
Per capirci, senza l’interferenza asiatica, non sarebbe accaduto nulla di quanto ora vi elenco: un frammento di chiodo mi si è artatamente piantato sul tallone di un piede (l’ho estratto lacrimando un po'), mentre nell'alluce dell'altro piede si è infilata una scheggia di legno (quella è ancora lì e si zoppica un tantino).
Mi è scivolata la taglierina... c'è da dire che tentavo di aprire una confezione di chiodi che, vista l’imbarazzante cedevolezza del contenuto, opponeva un'esagerata resistenza; e avevo la mano sinistra infortunata per via di un martello che improvvisamente, e senza alcun motivo di risentimento, mi si era rivoltato contro mentre ero in cima a una scala inspiegabilmente basculante.
Comunque, è poi uscito fuori che l’imballaggio in questione non era così ostico come pareva all’inizio e, in scivolata libera, la taglierina mi ha affettato due dita della mano sinistra.
Essendo sprovvista, in quel frangente, di cerotti a farfalla (sempre tenerne in casa), ho lavorato di forbice, nastro adesivo e garza sterile per confezionare un paio punti di sutura. Nel frattempo, ho perso una quantità dignitosa di sangue e mi è salita la nausea, quindi ho deciso di fermarmi e scrivere un post; credetemi, con le dita incerottate da una parte e un’unghia prossima a dislocarsi dall’altra, pigiare su una tastiera non è cosa per tutti, servono abilità non indifferenti.
Tuttavia, notare quanto sia facile affettare la carne umana, mi ha portata a riflettere sulla fragilità della vita. Questo è un tipo di pensiero che, pur essendo io molto in gamba, mi provoca sempre un po’ di depressione e solleva interrogativi esistenziali che gradirei condividere con altri; non lo faccio perché mi hanno insegnato ad arrangiarmi da sola, appunto.
Da sola ce la faccio alla grande, ho la tempra della guerriera che sa maneggiare un seghetto alternativo. C’è giusto, ma si tratta di un’inezia, una punta di ipocondria perché un dito pulsa e sto immaginando l'infezione e conseguente amputazione di almeno due falangi. Ecco, non mi vergogno ad ammetterlo, in caso di ipocondria non mi spiacerebbe avere compagnia… così, solo per fare due chiacchiere sulla setticemia, magari davanti a un buon thè o a un buon medico; ma non ho mai bisogno di aiuto.
Ora riprendo i lavori, nel frattempo mi lamento un po' (da sola).




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