La vita è un gioco.

 

“Ti comporti come una bambina”.

Capita di sentirselo dire nei momenti più allegri e giocosi ma, spesso, nella voce dell’interlocutore c’è una sfumatura di biasimo. E non importa se hai iniziato molto presto ad arrangiarti da sola, a gestirti i guai e a imparare a stare da sola senza la paura del buio. Ma è come se quella spensieratezza (o leggerezza, ci sta), che magari da bambina non avevi, fosse poco gradita. Personalmente vivo momenti di questo tipo, al netto dei periodi di depressione che, purtroppo, è una malattia che appiattisce anche l’età: non ci si sente né bambini né adulti… proprio non ci si sente in generale.

Quindi, ho trovato molto consolante e illuminante il nuovo libro della giornalista e scrittrice Daniela Daniele, “La vita è un gioco”.

Si tratta di un’opera che fatico a inserire in un genere ben definito: un po’ saggio, un po’ romanzo, un po’ autobiografia e reportage giornalistico.

La prima cosa che mi sono chiesta, appena terminata la lettura, è come l’autrice sia riuscita a rendere così disinvolto un testo che contiene moltissime informazioni abilmente inserite in ricordi, suoi e di altri (amici, persone intervistate durante la sua carriera). Tuttavia, Daniela Daniele è una delle migliori giornaliste che abbia conosciuto, nonché una donna determinata e profondamente onesta; quindi, mi sono limitata a sviluppare un granello di invidia e ho archiviato la faccenda.

Nel libro si affrontano vari argomenti, dai mutamenti nella comunicazione e, in generale, nei rapporti interpersonali prodotti dall’avvento dei social e degli inseparabili telefonini alla terza età, dalla dipendenza dai soldi e dal lavoro alla sempre maggiore attenzione e assoggettamento al giudizio degli altri, all’amore, al sesso e all’amicizia nel nuovo millennio. Il tutto corredato dalle conclusioni di studi e indagini a volte un po’ sorprendenti.

Ad esempio, ho scoperto che esiste lo stress da “paura delle ferie”, un succedaneo degli attacchi di panico, e che “il 43% dei frequentatori di community online considera gli amici virtuali alla stessa stregua di quelli reali”, con le inevitabili conseguenze in termini di delusioni; a tal proposito, Daniela si chiede e ci chiede: “siamo noi capaci di essere amici, veramente amici di qualcuno?”.

Ancora più sorprendente un dato riguardante le donne italiane: “il 29% non rinuncia a un’occhiata allo smartphone neppure nel bel mezzo di un rapporto amoroso (contro il 17% della media europea)”.

Da adulti difficilmente ci si abbandona completamente al gioco, all’avventura, alla meraviglia e, appunto, persino al sesso.

La soluzione proposta in “La vita è un gioco”?

“Ripescare quel fanciullino che abbiamo seppellito sotto metri cubi di convenzioni”.

Ho amato molto questo libro per svariati motivi. Daniela Daniele, che sospetto sia una persona schiva, mi ha fatto entrare nei suoi ricordi (quelli gioiosi, così come quelli dolorosi), offrendo molti spunti di riflessione circa l’opportunità di fregarsene degli altrui giudizi e fare uscire il bambino che è in noi, quando questo ce lo chiede.

Infine, ho apprezzato molto la sua sincerità nel raccontare i lati oscuri dell’attività giornalistica, nello specifico analizzando i rapporti con i colleghi: una realtà che conosco, di cui si evita di parlare e che mi ha fatto molto piacere che lei abbia affrontato con il garbo che la contraddistingue, ma senza sconti.

Consiglio “La vita è un gioco” a chi si prende troppo sul serio, a chi si sente vecchio, a chi ha perso il gusto del gioco, e a quanti, come me, a volte provano una punta d’imbarazzo quando si sentono dire “ti comporti come una bambina”.



La vita è un gioco - Daniela Daniele. Armando Editore.

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