Un altro tentativo per smettere di fumare

Allo scoccare della mezzanotte ho smesso di fumare.
Per ben 120 minuti. 
Alle 2 mi sono alzata con l'idea di festeggiare l'evento e, presa dal vortice di un'incontrollabile gioia, ho acceso una sigaretta.
Tuttavia mi sono persuasa che quell'unico scivolone non avrebbe compromesso il risultato finale.
Mi so sentita veramente bene all'idea, finalmente, di prendermi cura di me. 
Ho persino pensato che un giorno di questi sarei andata dal medico a farmi prescrivere quelle analisi che mi attendono da un decennio.

Sì, fa sentire benissimo prestarsi le giuste attenzioni, quasi come un innamoramento... con anche le ansie che comporta e che stimolano l'attrazione verso il fumo.

Ho finito di leggere un romanzo, ho guardato due episodi di Boston Legal che terminano sempre con i due protagonisti che si concedono un sigaro a fine giornata.
Mi sono detta ecco, posso fare così: una sigaretta a fine giornata.
Però, dal momento che quando prendo una decisione non mi sposta nemmeno una ruspa, ho immediatamente allontanato l'idea.
Brava! Così ti voglio, determinata.
Fiera di me stavo cedendo a un'altra botta di festeggiamenti, ma ho desistito.
Ho meditato per una ventina di minuti (posizione del loto, concentrazione rivolta al respiro; le solite cose, insomma) e mi sono addormentata.
A mio parere, il più era fatto.

Quando ha suonato la sveglia, ho avvertito quell'inquietante sensazione di desolazione che non fa mai piacere.
Dopo una lotta interiore che vedeva sul ring Mike Tyson contro la mia anoressica forza di volontà, mi sono persuasa che l'ideale è smettere mentre si è ancora in salute.
Come me, qui e ora.
Bé, ci sarebbe quel fatterello del linfonodo gonfio (per chi si fosse perso la puntata, rimando all'articolo QUI), una questione ancora irrisolta che continua a procurarmi qualche preoccupazione.

Gomma da masticare, poi radice di liquirizia che, secondo un cardiologo incontrato per lavoro, fa malissimo, quasi più del fumo. E infatti sono ghiotta di liquirizia, dovrei smettere anche con quella.
Troppi divieti, troppi sacrifici. 
Entro in crisi.
L'ansia sale, nonostante le abbia spiegato più volte che la nicotina è ansiogena e quindi sta vivendo in un enorme equivoco. Ma l'ansia è zuccona, sembra me al liceo.

Lavorare a computer, in casa, senza divieti, non è una buona cosa.
Mentre faccio ricerche in internet, fisso il pacchetto sulla scrivania; perché in me dimora una non trascurabile nota di sadico autolesionismo.
Alle 10 punto 10 mi ritrovo con una sigaretta in bocca che potrei giurare di non aver acceso io. 
La spengo quasi subito, poi la riaccendo perché odio gli sprechi.
Riaccendere una sigaretta è foriera di grane all'organismo che nemmeno possiamo immaginare... mentre fumarne una intera è un viaggio di salute.
Decido che va bene, non è il caso di farsi prendere dal panico, inizierò scalando; una ogni due ore? Sì, può andare.

E da lì, ho preso appunti: 10.22 - 10.35 - 11.15 -11.32...
Ora mi sento parecchio avvilita, ho la bocca amara come una sconfitta e l'autostima è scesa di una tacca, benché ormai sia a un passo dal raggiungere Pechino.

Ci riproverò... in un momento migliore, quando sarò meno stressata, quando mi rinchiuderanno da qualche parte senza sigarette. Quando.




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