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Visualizzazione dei post da novembre, 2018

Fuori non è bello

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Non ero lì Stamattina mi è toccato stare fuori casa. Mi piacerebbe dire che ne sono uscita indenne, ma così non è. C'era da risolvere la questione di un postino evidentemente disonesto o di una catastrofe naturale (non escludo alcuna pista) che ha fatto sparire un libro spedito un mese fa. Per risolvere intendo rispedire, che altro si può fare? Non è che si possa fare intervenire il reparto scientifico del FBI (mi verrebbe da aggiungere una L e anche un apostrofo), anche se mi piacerebbe. Con il mio pacchettino ho atteso nell'ufficio postale. Non è un brutto posto, è questione di gusti. Il mio gusto dice che vuoto sarebbe meglio, ma anche qui non mi è concessa la possibilità di lavorarci su. Magari, ecco, regolare il termostato su una temperatura di qualche tacca sotto a quella indicata per una serra di piante tropicali, non sarebbe male. Perché inizi a spogliarti e quando poi esci di corsa ti accorgi che sei in canottiera e fuori ci sono dieci gradi. Ho i

Sono un po' giù

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Sono un po' giù. Sulla U di giù ci va l'accento, inutile far finta di niente. Dicevo, prima che la questione dell'accento grave (che di per sé aggrava l'errore) creasse un piacevole diversivo, che ho l'umore un po' basso; se ci guardo dentro vedo Kyoto: un bello spettacolo, per carità, ma al momento avrei bisogno di sentirmi sull'Himalaya (controllato su Google perché ho un problema anche con le ipsilon). In casa ho 14 gradi: un bel numero, tiene compagnia ma non riscalda il  cuore e nemmeno le ossa. La cervicale fa un po' male, fortunatamente solo se muovo il collo (poi non ditemi che vedo sempre il bicchiere mezzo vuoto), non riesco a scongelare il merluzzo per cena che, vista la temperatura esterna, brama di tornare nel freezer. Ho anche finito le olive nere, che con il merluzzo ci sguazzano a meraviglia. Le olive mi piacciono tanto, le fagocito senza pensare di averle acquistate per accompagnare la pasta o, appunto, il merluzzo.

Ansia da gatto

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Vi ho già parlato del mio rapporto con gli animali, e in particolari con i gatti. Così come ho già scritto di Lisbeth (se volete rinfrescarvi la memoria, potete leggere  QUI ). Con il tempo non sono riuscita a educarla come si deve, e nemmeno mi ci sono impegnata più di tanto; è rimasta un po' selvatica, diciamo così. Non le piace stare in casa, ecco. Non dicono che gli animali somigliano ai loro padroni? Non è vero, fidatevi. Così, basta lasciare una finestra socchiusa (ma anche chiusa, tanto ha imparato ad aprirla) e lei scappa. Io mi faccio prendere dal panico e sono costretta a uscire per recuperarla.  Insomma, riassumendo, non è il gatto adatto ad un'agorafobica a cui gioverebbe un animale/pianta da appartamento, che gli si dà un po' d'acqua, della pappa, e finisce lì. Ora c'è una novità: Lisbeth si è innamorata (credo) di un muratore moldavo che viene a fare dei lavori in questo stabile disastrato, talmente disastrato che i muratori ormai li consi

Panico da timidezza

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Stamattina mi è accaduta una cosa curiosa, direi buffa, se non fosse che mi ha scatenato una punta di panico.  Solo una punta, cioè quello stato borderline tra un attacco d'ansia che toglie il respiro e un'ombra di panico che spinge alla fuga ma non paralizza del tutto. Ci siamo capiti, temo. Il dato positivo è che, come spesso accade in questi frangenti, la mia reazione mi ha consentito di capire qualcosa in più di me stessa: di solito non è piacevole, ma male non fa... o comunque non uccide. Sono andata dal mio medico di base per avere la prescrizione mensile di Xanax. Al solito, mi sono sentita come una vecchietta che attende con ansia la pensione per andare finalmente a fare la spesa al supermercato. La segretaria è entrata con il mio foglietto dalla dottoressa per la firma; ne seguo sempre il percorso, casomai si perdesse per strada... e lì sembro un tossico che punta lo spacciatore fino al luogo in cui tiene la "roba". Le due signore erano nello