Ne usciremo migliori? Ciau bale!
Erano i primi giorni. Il vento dell'est, sotto forma di giramondo che avevano fatto almeno uno scalo in Cina, aveva portato dentro i nostri confini il virus che si aggirava come la molecola di sodio nell'acqua: "C'è qualcuno?"; a differenza dello sferoide con voce petulante dello spot, ha trovato un casino di gente. Erano i primi giorni, dicevo, ed eravamo tutti annichiliti, scioccati, insomma ci si cagava addosso dalla paura. Allora ci si sentiva uniti, ci si voleva bene come manco a Natale. Che meraviglia! Potendo, ci saremmo uniti in un unico, sincero e avvolgente, abbraccio planetario... ecco, magari ai milanesi, ai cinesi e ai coreani avremmo mandato una mail affettuosa in luogo del reale contatto umano, ma loro all'inizio facevano più paura degli altri. Ma ci si voleva bene, alla partenza della Fase 1. Per una settimana, forse due, siamo usciti sui balconi a salutare sconosciuti o gente mai considerata, che anzi prima ci stava persino antipati