Il sogno ricorrente 2 - Il ritorno
Orrore, angoscia, panico, eccetera.
Non è accaduto nulla di sconvolgente, tranquilli. Ma la scorsa notte, dopo molto, moltissimo tempo è ricomparso il sogno ricorrente. Ne avevo parlato in un vecchio post che, se volete, potete rileggere QUI.
Premetto, per completezza d'informazioni, che non ho trascorso una nottata tranquilla: mangiato troppo (secondo i miei abituali parametri), fumato troppo (secondo i parametri di chiunque), agitazione perché oggi mi doveva venire un amico in casa a fare un lavoro, e i lavori (talvolta gli amici) mi mettono tensione. Insomma, sono andata a dormire alle 2 e mi sono alzata alle 4, nausea che in confronto quella di Sartre era il preludio a un ruttino, ho bevuto un mezzo litro d'acqua calda con limone, diciamo che mi sono fatta una sorta di lavanda gastrica casereccia.
Passando davanti allo specchio, ho visto occhiaie che nessuno dovrebbe vedere nella propria vita. Però, verso le 7 punto 30 sono tornata a letto ed ecco che è arrivato. L'incubo, le immagini notturne capaci di convertire in angoscia l'intera giornata. Ne ho parlato con l'amico, nella speranza che sapesse imbastire una specie di spiegazione; temevo si limitasse a dirmi che avevo mangiato troppo, fumato troppo, eccetera, invece sospetto mi abbia appioppato l'invidia del pene. Sono perplessa, poco convinta, ma ci medito da ore.
Ora, già sapete qual è il tema del sogno, se avete cliccato sul link; se non cliccate, cosa vi metto a fare i link? La nuova versione è più complessa, perché ci sono le mascherine (ormai nei mei sogni tutti hanno la mascherina, e se non ce l'ho io mi sento come quando si sogna d'essere nudi tra la folla; inquietante, eh).
Quindi ero in luogo di mare, panorama poco ameno, fangoso, quasi desertico, se il deserto fosse brutto da far paura. Ma chi se ne frega, ho pensato, metto almeno i piedi in acqua o magari mi limito ad accarezzarla per un'oretta. Non fate la faccia perplessa, ammettete che accarezzare l'acqua è uno dei rari piaceri della vita, se non avete mai provato vi è impossibile immaginare la goduria.
Con me c'era una donna che ho conosciuto sui social, poi di persona e che mi è molto cara (lei è di Genova e dintorni, quindi adatta al contesto).
Faceva freddo, ma non troppo: l'aria era quella meraviglia che giovedì ha benedetto Torino, quasi tiepida, con un profumo particolare (sapeva di buono, pareva di non essere in città se non si transitava in un incrocio con ingorgo d'auto). Gente accalcata, ma con l'atteggiamento di chi si distanzia, attendeva l'orario di apertura delle spiagge (sì, c'era un cartello con orario di apertura e chiusura, come nei negozi). Per qualche motivo, io non potevo attendere.
Così, con la mia amica ci siamo infilate in labirinti fatti di scale odorose di muffa (sogno tanti odori, sì, così come tanti sapori, colori e molta musica; non mi faccio mancare nulla); un sali e scendi continuo, un po' estenuante perché ogni scala terminava con una porta chiusa da giganteschi lucchetti, e il solito cartello con gli orari.
L'amica si dava un gran daffare per trovare uno spiraglio, persino per aiutarmi a scassinare gli usci che, onestamente, io prendevo a calci. E, miracolo, è riuscita a farmi passare da una finestrella.
Altra lunga strada per arrivare alla spiaggia. Lei si fermava a bancarelle dalle quali sottraeva (rubava, diciamo le cose come stanno) mascherine ornate da piume di struzzo, paillettes e altre vaccatine molto fru fru (con la mia erre disastrata non potrei mai pronunciarlo ad alta voce senza generare l'ilarità generale, ma non me ne faccio un cruccio; non più di tanto, diciamo); cercava di rifilarne qualcuna anche a me, che ripetevo "Sant'iddio, siamo al mare! Voglio respirare quest'aria senza filtri". Intanto, le chiedevo di pizzicarmi, per avere la certezza di non essere in un sogno mio o di qualcun altro. Mi pizzicava e funzionava: ero sveglia... ormai non funziona più nulla come dovrebbe.
Insomma, cerco di tagliare corto altrimenti mi scappate come leprotti, sono arrivata all'acqua: due piscinette rettangolari, melmose, prospicenti a palazzoni delle case popolari uguali all'angolo della via in cui dimoro nella vita reale. Ma oltre quegli scatoloni di cemento, sentivo lo sciabordare delle onde.
Angoscia, senso d'impotenza, la mia amica si rattrista per me, io mi rattristo per tutto, ma contino a cercare di scavalcare, suonare campanelli, tentare la fuga attraverso finestre, scappare da poliziotti che vogliono agguantarmi.
Niente mare, nessuna carezza.
Mi sono svegliata ed è partito l'attacco d'ansia, insieme alla nausea pregressa.
Ora sono qui che continuo a sentire un magone che ha anche il po' il gusto di rabbia, sconfitta e stanchezza. Ma soprattutto, c'è la paura (ed è una paura autentica) di tornare, come un tempo, a reiterare quell'esperienza. Quindi, stanotte, mi sa che resterò sveglia.
Ma voi ce l'avete un sogno ricorrente? E sognate mascherine ovunque e comunque?
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