Ho rubato qualcosa di voi (parte seconda): Gabry.
Chi ha letto la prima parte di questo articolo, sa di cosa parlo; chi non l’ha fatto può trovarlo QUI… e così andiamo avanti belli spediti.
Non
so perché mi sono tuffata nelle acque melmose e burrascose dell’infanzia. Pensavo
fosse tutto più semplice, forse meno doloroso dell’immaginare la vita di un
adulto. Ciò che non avevo considerato è che quando si scrive tocca entrare nei
personaggi, pensare come loro piuttosto che farli pensare come te; e per quanto
riconosca in me tratti infantili, non sono più una bambina da tanto, troppo,
tempo.
Casualmente,
nei vicoli dei social, ho incontrato Francesca, una donna con cui mi
sono subito sentita in sintonia ed ho scoperto che ha un figlio dell’esatta età
del “mio” bambino (o almeno, aveva 11 anni quando ho iniziato a scrivere la storia).
Le ho chiesto se lui avrebbe accettato di parlare un po’ con me in videochat e
lei ha organizzato l’incontro.
Ricordavo
i tempi in cui qui veniva spesso un “piccoletto”, i pomeriggi trascorsi insieme
da quando aveva 6 o 7 anni fino all’inizio delle scuole superiori, quando
giustamente ha preferito la compagnia dei suoi coetanei. Ricordavo il lessico
tutto nostro, fatto di vocaboli semplici e strafalcioni spesso intenzionali.
Al
primo incontro con Gabry c’era anche la madre: bellissimi, seduti vicini sul
divano, con occhi simili particolarmente intensi e intelligenti. Mi chiesi
quanto lui potesse essere spontaneo, vista la presenza della persona più
importante della sua vita (perché, a volte, le madri sono speciali; e questo è
il caso). Da quel poco che intuivo sul carattere della donna immaginavo che non
sarebbe stato uno di quei bambini un po’ egocentrici e arroganti che mi capita
di sentire e vedere passare dalla finestra, e avevo ragione.
Ma
mai mi sarei aspettata ciò che ho incontrato: una profondità inusuale persino
per un adulto, la capacità di esprimere emozioni e sentimenti con la lucidità
che vorrei mi appartenesse, un lessico pertinente a un adulto, mente e sguardo vivaci, preoccupazione per il futuro.
Dopo
quel primo incontro, la madre ha deciso di spostarsi in giardino per evitare di
sentire, anche solo di sfuggita, ciò che ci dicevamo. Non capirà mai quanto ho
letto in quel gesto: in primo luogo un profondo rispetto verso il figlio, poi la
fiducia riposta in me.
Abbiamo
parlato di temi che gli ho sottoposto con imbarazzo, scoprendo che in lui quell’imbarazzo
non c’era. Alle mie domande ha sempre risposto di getto e… mi si è aperta una
nuova realtà, riportandomi peraltro indietro nel tempo. Mi ha ricordato quanto
la prepotenza di alcuni riesca a farti sentire male con te stesso, e quanto sia
difficile non scegliere di adottare lo stesso comportamento per dimostrare (anche
a se stessi) la propria forza. Ma mi anche dato un consiglio pratico per superare lo stress da mobbing (o da bullismo).
Mi
ha sollevata spiegandomi che anche lui ha sempre capito cose sugli adulti che
questi ultimi immaginavano fossero per lui incomprensibili. Mi ha molto colpita
(e addolorata, diciamola tutta) quando ha detto “ho sempre capito anche cose
che avrei preferito non capire”.
Poi
abbiamo parlato d’amore. Non scriverò cosa mi ha raccontato, perché sono cose
private ma sarebbe bello potervi dire quanto spesso noi adulti sbagliamo nelle
nostre certezze sull’argomento.
Però,
uno stralcio di conversazione posso riportarla, perché riguarda me e non lui:
-
Gabry, ti devo confessare che quando mi piace veramente qualcuno… ma tanto da
pensare di esserne innamorata, non glielo faccio capire.
Lui
mi ha guardata con gli occhi pieni di sorpresa.
-
Non capisco perché. – Ha ribattuto.
-
Beh, sai, c’è l’imbarazzo, l’orgoglio, la paura d’essere rifiutata e quindi
soffrire.
-
Se non glielo dici, come fai a sapere se gli piaci o meno?
-
Non so, cerco di capirlo da come si comporta, ma non è mai facile perché quando
si tratta di amore spesso vedi cose che non ci sono, capita di sbagliare nell’interpretare
i segnali.
-
E se mentre aspetti arriva un’altra donna?
-
Ci sto male, ovvio.
-
Allora, stai male sempre? Secondo me glielo dici e se a lui non piaci, magari smetti
di guardare cosa fa e riesci a vedere qualcun altro. Ale, mi pare che perdi
tempo e se lo fai…
Pausa
che di solito prelude alla mazzata finale…
-
E se non sei innamorata come pensi? Io lo dico quando sono innamorato; sto
zitto solo se faccio qualcosa di cattiva. Quella non è una cosa cattiva. Hai
paura che poi ti prenda in giro? Se lo fa, allora è uno scemo! Ti piacciono gli scemi?
Cercavo
un consulente per scrivere il mio romanzo e, alla fine, ho trovato un Uomo che
mi ha fatto capire quanto ancora devo crescere.
Il
mio personaggio principale, ora, gli somiglia tanto, a parte per il contesto
famigliare che non prevede una madre premurosa e attenta come la sua.
Gli
sono infinitamente grata e ammiro la donna che lo ha cresciuto così: libero di
esprimersi, attento ai problemi degli altri, consapevole di chi è, e anche
delle difficoltà della vita ma con ottime risorse interiori per affrontarle.
Spero non cederà mai all’impulso, che capisco, di mostrare la propria forza per
diventare come alcuni altri, perché lui è veramente speciale e la sua forza sta in questo.
Grazie
Gabry, grazie Francesca!
Mi sono commosso, certo forse sono un po' di parte, ma stiamo parlando di 2 persone fuori dal comune e se scavo tra le migliaia di persone che conosco, non trovo tanta profondità, umiltà e saggezza. Gabry noi lo chiamiamo l'adulto nel corpo di un bimbo, ma è un modo per riconoscergli conoscenze e capacità che noi grandi possiamo solo sognare, ma è il mio bimbo cuccioloso con una super mamma a completare l'opera d'arte !
RispondiEliminaCaro Umberto, non ho avuto modo di conoscerti ma desidero complimentarmi anche con te. Da esterna alla famiglia, e quindi per nulla di parte, confermo che Gabry è fuori dall'ordinario, ossia straordinario. E Francesca è realmente una super mamma. Grazie!
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