Breve storia di insensata contentezza.

 

Non è accaduto alcunché di così significativo. Niente da segnalare, eppure.

Eppure da qualche tempo sono contenta: canticchio, se il corpo duole diventa l’occasione per fare cose nuove meno faticose, fischietto parecchio, spargo sorrisi a random (e sono sinceri, non partono dalla bocca), passeggio (canticchiando e fischiettando) e mi godo panorami forse insignificanti, sto ricominciando a dormire, mi disinteresso senza sforzo a chi non merita più il mio interesse, mi inalbero poco e solo per giuste cause, fumo meno, rido di più, sento di voler bene a una folla di gente perlopiù sconosciuta… nessuna ansia,  momenti di autentica e insensata gioia.

È meraviglioso! Pure troppo.

È così strano, almeno per una depressa a lunga percorrenza.

Ecco, se sei fatta “storta”, se la mente ce l’hai un po’ sghemba, dopo un mesetto o due finisci persino col preoccuparti e cerchi sul web se la felicità può essere il sintomo di una grave malattia.

In effetti, può esserlo, così dice il web; toccherebbe fare una TAC, ma ho un sacco di cosette piacevoli su cui lavorare e lo smalto da dare alle unghie e un altro romanzo finito da rileggere e un romanzo nuovo da leggere.

Guardo avanti e mi affido alla forza della disabitudine, canticchiando e fischiettando.

PS Fate in modo che le vostre vacanze siano felici! Io, intanto, vi penso.





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