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Visualizzazione dei post da giugno, 2018

Lamenti articolari e assenza di agorafobia

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Tutto è iniziato pigiando enter sulla tastiera del computer. E' vero, ho usato il mignolo che è piccolino e non dovrebbe essere impiegato in lavori pesanti, ma ormai era fatta, non ci ho prestato la dovuta attenzione. Dolore. E io sono una che non sopporta il dolore mentale, ma quello fisico le fa un baffo... se si tralascia la questione dell'ipocondria, che comunque è mentale. Per qualche ora ho pensato d'essermi rotta il dito e, avendo la fobia dei medici, oltre ad avvertire un certo imbarazzo nello spiegare la dinamica dell'incidente, ho preso il bastoncino di un gelato (che mi sono mangiata con piacere, tuttavia senza perdere di vista il motivo di tale sacrificio) e ho steccato il mignolo. Terrei a precisare che nel lasso di tempo in cui ho fagocitato il ricoperto al cioccolato, il ditino è gonfiato fino a somigliare, per dimensioni e colore, a un wurstel tedesco. Non mi sto lamentando, sia chiaro, è solo per farvi comprendere i sintomi che mi hanno co

Gli amici non sono perfetti

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In questa casa si dorme poco in linea generale; quando fa caldo, il poco evolve in nulla. Ma il sabato va bene, lo si accetta senza fare tante storie e si cerca d'impegnare il tempo in modo costruttivo e piacevole, non fosse altro che per fare un dispetto all'insonnia. La notte scorsa, però, ho fatto una capatina su forum, gruppi, pagine dei social, adunanze virtuali, insomma nei luoghi preposti a dare un po' di sollievo a chi soffre di ansia, depressione, panico e affini. Lamentazioni a iosa, qualche pregevole consiglio, pressoché assenti le manifestazioni d'autoironia. Il mio umore era stabile, tendente al sereno, con qualche nuvola sparsa, ma senza minaccia di precipitazioni. Questo prima del tour.  Dopo ho iniziato ad avvertire un po' di malessere, persino un accenno di nervosismo.  Chiedetemelo pure, lo so che ne avete voglia... Ti senti tanto diversa da chi si sfoga sui social? No! Ed è per questo che non mi sfogo sui social. Comunque, la scorsa

Lisbeth, la gatta personal trainer

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Un anno fa, due amici mi hanno portato due gatte, due sorelline. E, anche per oggi, con i 2 siamo a posto. Non l'ho presa bene per un elenco abbastanza lungo di motivi, che sostanzialmente si possono ridurre a due (eccolo di nuovo): primo, da pochi giorni mi era morto l'ultimo gatto della lunga serie di felini che ho ospitato (o mi hanno ospitato, a dire il vero) e non l'avevo presa bene;  secondo, prendersi cura seriamente di un animale costa più di quanto posso permettermi, immaginiamo due! Non l'ho presa bene. Ecco. Ma erano le 11 di sera, le gattine erano spaventate, avevano fatto un viaggio lunghissimo (almeno secondo i miei parametri), uno dei miei amici era in fase depressiva, e alla televisione stavano dando il film "Uomini che odiano le donne". Cosa c'entra il film? Una delle due gatte, quella nera, a mio parere somigliava alla protagonista, Lisbeth Salander, personaggio favoloso, capace di scatenare in me una grande invidia verso il

L'alluce mi ha detto

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Stamattina non mi sentivo benissimo, e avevo ragione. In una mattinata piovosa, buia e persino freddina (come si evince dalla foto), ho deciso di opporre resistenza a un latente senso di panico e stanchezza, recandomi in un mercato lontano da casa. Ho indossato mia casacca preferita, quella di lino che tengo per le occasioni speciali; non è così bella, ma mi piace tanto. Durante un conflitto interno pre-esposizione al mondo, mi sono seduta sul divano a fumare una sigaretta. Dovevo essere molto pensierosa o semplicemente catatonica, perché ad un certo punto ho colto di aver dimenticato la sigaretta. Indice e medio rivelavano una temperatura fuori norma; e un odore, simile a quello di plastica bruciata, mi ha messo davanti a una brutale verità: la casacca non è di lino (già il suo costo era un indizio utile, ma sono sempre convinta d'imbattermi in occasioni che solo una donna astuta e vigile come me può cogliere al volo) e ora ha un buco sotto il seno.  Senza perdermi

Rumore di passi

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Da quando ho preso ad ascoltarmi, ho scoperto che sto molto in silenzio. I rumori non mi turbano, ma se posso evitarli sono più contenta. Credo sia una questione di abitudine, non tanto un problema di sistema nervoso ipersensibile (che comunque c'è tutto, con scarpe e completino della festa). Così, limito il frastuono ai momenti in cui soddisfo l'udito con i miei discutibili gusti musicali. Da quando ho iniziato il programma di rieducazione psico-motoria, cerco di allontanarmi sempre un po' di più da casa; salvo poi scoprire che sono troppo distante rispetto alla soglia di tollerabilità, e allora mi guardo attorno con occhi da gufo sotto allucinogeni e concedo al panico di iniziare le sue sgradevoli schermaglie amorose con la mia mente. (Poi, magari, sarà il caso di lavorare sulla prolissità delle premesse che, peraltro, non sono mai così attinenti con ciò che voglio raccontare. Forse mi convincerò a scrivere bozze preliminari, rileggerle, tagliarle, ins

Imparare un nuovo lavoro

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La fortuna è che nella mia vita ho fatto molti lavori. La sfortuna è che non me ne sono tenuto nemmeno uno. E se un tempo imparare cose nuove costituiva un'esperienza stimolante, ora che le funzioni cerebrali sono intorpidite dall'ansia, dagli ansiolitici, dal fumo, dall'insonnia e, non ultimo, dall'età avanzata, l'apprendimento diventa fonte di imbarazzo. Comunque, visti i tempi e le congiunture sfavorevoli, si prende quello che viene; e se tocca imparare cose nuove, si fa finta di capire per poi abbandonarsi al panico in un secondo momento, tra sé e sé, in un ambiente adatto allo scopo (cioè sul divano di casa propria). Facile intuire che quando mi è stata proposta una nuova attività, ho risposto sì con una determinazione che dev'essere suonata ammirevole. Poi ho messo giù il telefono, ho preso un ansiolitico e mi sono concessa un salutare momento di sconforto. C'era da andare in un ufficio, trascorrervi un'intera mattinata (dalle 8 e