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Visualizzazione dei post da marzo, 2020

Era solo nascosto

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dove prima c'erano i libri Si era nascosto in un angolino buio. Se ne stava acquattuato, con i muscoli tesi, forse muoveva il posteriore come un felino pronto a saltare. Di preciso non so, perché non lo vedevo. Ne avvertivo la presenza, certo, per via di quell'istinto che fa percepire i pericoli prima che i sensi vengano allertati da un rumore, un odore, un lieve spostamento d'aria. E' un fatto che stavo allerta da tempo; non che lo aspettassi con ansia, ma l'ansia c'era. E' arrivato dopo che mi ero persuasa che ormai avrei potuto sopportare tutto, che nulla sarebbe più riuscito a piegarmi. E' entrato con la grancassa e mi ha svegliata mentre riposavo, seguito dalla banda, rumorosa oltre il limite del tollerabile, composta da nausea, tachicardia, iperventilazione, terrore d'impazzire, semiparalisi agli arti... mi pare di aver visto anche delle majorettes inette a cui cade la mazza direttamente sulla mia testa. A pensarci bene, forse

Piccola riflessione sul Credo e non credo

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Sono atea, questo è un fatto. Ne sono contenta? Mi sento più intelligente e sensata di altri?  No. Anzi, spesso penso che credere, credere sinceramente, in un'entità superiore sia un dono, una fortuna, una fonte extra di forza. Non amo chi tenta di convincermi e chi vuole impormi il proprio credo, così ho imparato a non giudicare, a non discutere sull'argomento, a superare la tentazione di fare altrettanto. Avverto analogo fastidio per chi dileggia i credenti o gli atei, e anc or più quando gli stessi vantano disgusto per chi si mostra intollerante verso razze e culture diverse; questa la chiamo ipocrisia. C'è chi mi scrive che prega per me e ringrazio perché vi leggo affetto; c'è chi mi inonda di immagini sacre e inviti alla preghiera, e qui passo oltre. Alla vicina che ieri mi ha invitata a guardare il Papa per ottenere l'assoluzione di tutti i miei peccati, ho risposto che ciò che di male ho fatto nella vita è per me un insegnamento pr

Lo sconquassamento delle fobie

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Sono vent'anni che soffro d'agorafobia... no, no, facendo un rapido calcolo, siamo quasi a 22. Comunque, non è il momento di fare i pignoli e tirare fuori calcolatrice e vecchie agende per vedere quando sono terminati i viaggi, che poi mi deprimo. Ecco, stare in casa in forma coatta è per me (e temo per alcuni di voi) la norma, quindi non dovrei avvertire alcun disagio. Invece giro in tondo e scopro che casa mia è troppo piccola anche per una persona sola. Mi affaccio con regolarità alla finestra, ormai mi pare d'essere un orologio a cucù (perché il correttore mi dà sbagliata la parola cucù; come si scrive? Senza accento? Con la K? Vedete come entro facilmente in paranoia). Ascolto poca musica e quella poca è beatlesiana, fatico a finire di leggere un libro ma saltello qua e là senza troppo entusiasmo (poi confondo le trame e capisco più nulla), ho voglia di sdraiarmi al sole e sono sempre stata un vampiro che scappava davanti al più stitico raggio sol

Cose che ho imparato in questi giorni

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Eccomi di nuovo qui, fresca di un altro soggiorno in ospedale dove mi è stata offerta una nuova opportunità di riflessione sui fatti della vita, dall'ansia e di tutto il resto; inezie incluse, che mi appassionano non meno degli altri argomenti. Diciamo che ho ottimizzato il tempo attaccata alle flebo per osservare un neon rotto sul soffitto e i guasti nella mia testa ( e  in altri distretti del mio organismo, ma su questi non desidero intrattenervi). Da tempo ho maturato la teoria per cui lo scopo fondamentale della vita potrebbe essere, in ultima analisi, quello di imparare più cose possibili; riassumendo: osservare e imparare, quindi modificare il proprio percorso e ricominciare a osservare e imparare...  A che pro? Non ne ho la più vaga idea, per ora; appena ne saprò di più, sarete i primi a ricevere indicazioni in merito. Partiamo dal periodo che stiamo vivendo tutti quanti. Ho osservato gente per nulla incline all'ansia, cedere al panico. Ed é giusto che sia

Coronavirus: pensare positivo in 14 step

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E' tempo di pensare positivo! Non mi mettete dei se o ma, attualmente sono inaccettabili. Capisco che, per chi non l'ha mai fatto prima, si tratta d'imparare qualcosa di nuovo facile come lo studio del sumero antico, ma non ci sono molte altre strade (lo so, non crediate). Iniziamo con un fenomeno che mai avremmo sperato si verificasse: ora tutti sanno cos'è il panico... smettete di lamentarvi del fatto che nessuno ci capisce (poi, più avanti, mi spiegherete quale beneficio porta la comprensione altrui: non cura, non respinge le paranoie e, di contro, può insinuare un annichilente senso di disagio; il compatimento non aiuta a guarire). Sia chiaro, volevo fare un decalogo, ma poi mi sono accorta che stavo sforando. Vi toccano 14 punti, scrupolosamente numerati ma messi un po' alla rinfusa perché ho poco senso delle priorità (l'ultimo andrebbe in cima, per dire). 1. Pensare positivo, significa anche PER UNA VOLTA percepire le proprie difficoltà

Battere il panico per stanchezza

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“Le risposte non vengono ogniqualvolta sono necessarie, come del resto succede spesse volte che il rimanere semplicemente ad aspettarle sia                                                                      l'unica                                                               risposta possibile"                                                                                                 J osé Saramago. Credo di aver capito cosa sta accadendo; diciamo che ho avuto un'epifania mentre ero impegnata in una gara di sopravvivenza a stress, stanchezza e doloretti fisici, con tre compagni d'avventura. Inoltre, mi è ormai chiaro che la vita mi sta mettendo alla prova. Non sono così presuntuosa, egocentrica e insensibile alle altrui sofferenze da pensare che, per un intento tanto modesto, si debba debba scatenare un'epidemia globale, ma ho il sospetto che la vita si sia accodata a faccende altrui per sottopormi al test attitudinale (mi sa che non lo passo; s

Due chiacchiere

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Ore 6 punto 56. Mascherina d'ordinanza (di quelle che servono come uno scolapasta in testa quando piove), sala d'attesa deserta, panorama buio, una nausea che sa di bile e Xanax (senza dubbio, amara), sensazione d'essere sopravvissuta a una catastrofe. Sono arrivata in ospedale con il borsone carico di libri e paure. Ma tengo l'ansia sotto controllo. Quando riesco a fare queste cose senza scappare, mi sento highlander. Ore 7 punto 30. Indosso un completino a piccoli quadretti che non sarebbe male se solo non mi lasciasse il lato B scoperto. Le calze sono sexy, eh; peccato che non le facciano nere perché sarebbere paro paro a quelle delle ballerine di cancan... Da bimba era uno dei lavori che mi sentivo di fare. Poi ho scoperto che ballo come un tricheco e ho scelto altro. Non so cosa sia la pastiglietta che mi hanno dato da ingollare; roba buona direi, sono fatta come un pappagallo giamaicano, continuo a canticchiare una musichetta da Moulin Rouge. Era questo lo s