Ho rubato qualcosa di voi (parte seconda): Gabry.
Chi ha letto la prima parte di questo articolo, sa di cosa parlo; chi non l’ha fatto può trovarlo QUI … e così andiamo avanti belli spediti. Non so perché mi sono tuffata nelle acque melmose e burrascose dell’infanzia. Pensavo fosse tutto più semplice, forse meno doloroso dell’immaginare la vita di un adulto. Ciò che non avevo considerato è che quando si scrive tocca entrare nei personaggi, pensare come loro piuttosto che farli pensare come te; e per quanto riconosca in me tratti infantili, non sono più una bambina da tanto, troppo, tempo. Casualmente, nei vicoli dei social, ho incontrato Francesca, una donna con cui mi sono subito sentita in sintonia ed ho scoperto che ha un figlio dell’esatta età del “mio” bambino (o almeno, aveva 11 anni quando ho iniziato a scrivere la storia). Le ho chiesto se lui avrebbe accettato di parlare un po’ con me in videochat e lei ha organizzato l’incontro. Ricordavo i tempi in cui qui veniva spesso un “piccoletto”, i pomeriggi trascorsi insieme